Sbaglia chi immagina che la legge di stabilità possa essere la tomba del Governo giallo-verde. È vero che gli interessi e le esigenze di Lega e Movimento Cinque Stelle sono divergenti e in qualche caso addirittura alternativi. Ma è ancora più vero che alla fine un compromesso sui provvedimenti verrà comunque trovato. Non solo perché il rapporto di reciproca convenienza politica e di sintonia generazionale tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio è solido. Ma soprattutto perché c’è una ragione politica più forte di qualsiasi interesse contrastante: l’assenza di una qualsiasi alternativa all’attuale equilibrio politico e all’attuale Esecutivo.
Sulla carta l’eventuale caduta del Governo giallo-verde potrebbe portare alla formazione di una maggioranza giallo-rossa. Cioè a un Governo tra Cinque Stelle e Partito Democratico. Ma se anche i numeri parlamentari fossero sufficienti a dare vita a una coalizione del genere, la situazione in cui versa il Pd cancella preventivamente le condizioni politiche su cui l’esperimento dovrebbe necessariamente poggiare. Tanto più che anche la situazione interna del Movimento Cinque Stelle potrebbe creare ostacoli insormontabili a un’operazione che farebbe forse contento Roberto Fico ma che emarginerebbe Di Maio e parte dell’ala governista.
Il Governo, dunque, è condannato a superare indenne la difficile fase della legge finanziaria. La sua verifica è rinviata a dopo le amministrative e le europee del prossimo anno. Quando i rapporti di forza tra Lega e Cinque Stelle saranno stati ridefiniti. E, soprattutto, sarà stato possibile registrare lo stato di salute dell’alleanza di centrodestra e la sua eventuale capacità di affrontare elezioni anticipate per puntare al governo del Paese.
Una verifica del genere non è automatica. Se anche il centrodestra vincesse in tutte le regioni dove si vota, il ritorno anticipato alle urne per il voto nazionale non sarebbe affatto semplice. L’interesse della Lega a conservare il matrimonio d’interesse con i grillini potrebbe continuare a prevalere sulla spinta a recuperare il primo amore con Forza Italia e Fratelli d’Italia. Almeno fino a quando il centrodestra smetterà di essere una coalizione di numeri e tornerà a essere uno schieramento capace di interpretare le istanze profonde del Paese e tornare a essere una solida alternativa di governo per il futuro.