Famiglia Cristiana e Salvini, il germe dell’intolleranza | Arturo Diaconale

14 Dicembre 2018
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La polemica tra “Famiglia Cristiana” e Matteo Salvini è solo la prima di una serie che si prospetta lunga e tormentata. Il leader della Lega ha accusato il settimanale cattolico di essere un giornale dell’ultrasinistra per aver indicato il suo decreto sulla sicurezza come uno strumento di prevaricazione ai danni dei migranti privi di diritti. E il ministro dell’Interno ha replicato definendo falsa la notizia su cui “Famiglia Cristiana” aveva basato la sua polemica (una famiglia ghanese espulsa da un centro di accoglienza) e ribadendo il valore e la necessità del provvedimento.

La vicenda non è isolata. Si inserisce nel contesto più generale formato dalla presenza di una parte del mondo cattolico che contesta a Salvini ed a chi sbandiera a Natale i simboli della tradizione cristiana di usare presepe e crocifisso non per fede ma per strumentalità politica. La tesi di questa parte cattolica, che poi è formata da vescovi, gerarchie varie ed associazioni di volontariato, è che non si può essere cristiani solo a Natale ma che per esserlo per tutto l’anno si deve esercitare la misericordia sempre e comunque nei confronti dei poveri e dei migranti. Di qui la polemica contro i provvedimenti salviniani e la sua politica di chiusura nei confronti delle migrazioni. E, sempre di qui, la facile previsione che fino a quando qualsiasi governo porrà freni e barriere ai flussi migratori, quella parte della Chiesa si collocherà all’opposizione caricandola di un significato religioso che avrà una componente di durezza ed intolleranza superiore a qualsiasi posizione politica.

Non va sottovalutata questa carica di intolleranza che il tratto ideologico caratterizzante del Papato di Bergoglio sta introducendo nel dibattito politico nazionale. Perché per un verso può provocare fratture e divisioni tra i cattolici, allargando le divisioni già esistenti tra i difensori dell’identità tradizionale della Chiesa ed i bergogliani decisi a cancellare i tratti identitari del passato sostituendoli con il solo valore della misericordia. Per un altro può progressivamente portare ad un isolamento e ad una trasformazione della Chiesa stessa che, se non capisce che la misericordia deve essere realistica e rapportata alle condizioni in cui versa la società dove viene applicata, diventa una Ong senza navi carica di veleni politici e sociali.