L’aspetto più singolare della campagna elettorale non è dato dalla baruffe proporzionalistiche di Lega e Movimento 5 Stelle. Fanno parte di un copione scontato e, con ogni probabilità, finiranno subito dopo le solite strumentalizzazioni dei risultati del voto. Matteo Salvini e Luigi Di Maio sanno perfettamente che l’unica alternativa all’attuale quadro politico è rappresentata dallo scioglimento delle Camere e dalle elezioni anticipate. E fino a quando l’eventualità non farà gola ad uno dei due alleati l’Esecutivo giallo-verde rimarrà in piedi anche se paralizzato.
Di veramente singolare, bizzarro ed anche ridicolo di questi giorni di vigilia del 26 maggio, invece, c’è la spinta degli intellettuali e dei giornalisti di sinistra alla Cacciari ed alla Gruber a radicalizzare in senso progressista la linea del Movimento Cinque Stelle nella convinzione che in questo modo si costruiscono le condizioni per una futura alleanza tra il Movimento grillino ed il Partito Democratico. Costoro vivono ancora con gli schemi della Prima Repubblica adattati alla Seconda e sono convinti che la riproposizione della polarizzazione destra-sinistra sia possibile per marginalizzare a destra la Lega e l’uomo nero Matteo Salvini e spingere il Movimento Cinque Stelle a diventare il braccio armato di una sinistra ancora e sempre egemonizzata dagli eredi del Pci. Ma gli schemi sono cambiati. E più si spinge a sinistra il Movimento Cinque Stelle, che alle ultime elezioni ha raccolto quasi il doppio del voto del democratici post-comunisti, più si amplia lo spazio elettorale dei grillini e, automaticamente, si riduce quello del Partito Democratico depurato dal renzismo e riportato alla sua radice da Nicola Zingaretti.
Quest’ultimo sembra compiacersi dell’impegno degli intellettuali confusi e dei giornalisti in cerca di audience progressista. Ma farebbe bene a cercare di frenare un fenomeno del genere. Perché costoro stanno di fatto boicottando il suo tentativo di ricompattare il mondo della sinistra tradizionale e recuperare almeno una parte dei voti persi e stanno aiutando il Movimento Cinque Stelle a riportare a casa gli elettori delusi da un anno di governo ed indirizzati verso la protesta astensionistica. Mai come in questo momento calza per Zingaretti ed il Pd l’antico detto “dagli amici mi guardi Iddio!”.