La decisione di Matteo Renzi di non far partecipare la delegazione di Italia Viva all’ultimo vertice di maggioranza, quello dedicato al Mes, costituisce una oggettiva presa di distanza dalla maggioranza. Non siamo alla dissociazione ma al segnale che una rottura ed una uscita dal governo della componente renziana potrebbe non essere affatto lontana.
Fino ad ora si è dato per scontato che Renzi non avrebbe mai fatto saltare un Conte-bis di cui era stato l’artefice decisivo. E che avrebbe continuato a restare in maggioranza approfittando della presenza al governo per distinguersi in continuazione rispetto al Pd ed al Movimento Cinque Stelle e far crescere il proprio neonato partito in attesa di una legge elettorale proporzionale.
Ma su questa considerazione apparentemente granitica si sono abbattute due novità che potrebbero ben presto sgretolarla. La prima è che il Pd di Nicola Zingaretti ha capito che l’unico modo per sopravvivere e cercare di acquisire i voti della parte più di sinistra del M5S è riesumare il bipolarismo tradizionale tra destra e sinistra e puntare ad una legge elettorale maggioritaria cancellando ogni ipotesi di ritorno al proporzionale. La seconda è che nei confronti di Renzi e di Italia Viva è partita una offensiva giudiziaria che azzera la strategia della permanenza nel governo per logorare il Pd e radicarsi nel paese in attesa del momento migliore per staccare la spinta ed andare alle elezioni.
Senza più la speranza di ottenere una legge proporzionale e con la prospettiva di venire progressivamente logorato da una azione giudiziaria chiaramente diretta a cancellare Italia Viva dal quadro politico nazionale, Matteo Renzi non ha più alcun interesse a rimanere in un governo che agli occhi del paese sta battendo ogni record di incapacità e di inefficienza. Se in precedenza il sostegno a Conte gli assicurava il tempo necessario per crescere e rafforzarsi, ora per l’ex Premier la situazione si è ribaltata. Il tempo e la permanenza nel governo non giocano più a suo favore ma, con la persecuzione giudiziaria in corso, rappresentano i pericoli maggiori posti sulla sua strada. Altro che crescere e rinforzarsi! Più va avanti a sostenere un governo squalificato e più cresce l’offensiva dei magistrati, più diventa complicato non solo acquisire nuovi consensi ma addirittura conservare quelli acquisiti.
Nessuno stupore, allora, se a gennaio Renzi dovesse staccare la spina. Per lui meglio andare al voto subito e consolidare l’esistente piuttosto che accettare in sorte una morte lenta e dolorosa!