I tifosi della Curva Nord hanno creato una tradizione di coreografie di altissimo livello che non solo resiste nel tempo ma che si arricchisce e migliora ogni anno di più. La settimana scorsa questa tradizione ha avuto una impennata che non può essere ignorata. L’aquila in volo disegnata con la luce dei telefonini, che ha occupato l’intera curva, va considerata una vera e propria opera d’arte. Perché se attraverso l’arte si vuole stupire, toccare al fondo i sentimenti, commuovere ed esaltare, si deve automaticamente riconoscere che quella compiuta dai tifosi della Nord è stata una vera, autentica, grandissima opera d’arte, meritevole di ogni applauso, considerazione e di un premio adeguato.
Questo premio deve essere fornito dalla società e dalla squadra biancoceleste con l’impegno ad andare avanti sul percorso di crescita che viene seguito con tanta determinazione ormai da parecchi anni. Nel calcio, si sa, non si può vincere o stravincere sempre. Ma se la volontà di onorare la maglia ed i propri tifosi continua ad esserci e diventa il tratto distintivo della Lazio dell’avvio del terzo millennio, è certo che gli artefici dell’ultima grande prova d’arte e di quelle precedenti della Curva Nord la debbono considerare come un premio alla loro genialità e passione.
Per troppo tempo c’è stata distanza e separazione tra società e tifoseria. Ora, però, quell’aquila di luce va considerata il segno che la distanza è stata finalmente colmata. Questo non significa che i tifosi si sono appiattiti sulla società o che è avvenuto il contrario. La tifoseria laziale non è fideistica ma dialettica e sa bene che il ruolo della società deve essere diverso da quello dei sostenitori e viceversa. La distanza colmata significa invece che si è ritrovata una unità di intenti in nome di nuove speranze e più grandi ambizioni.
Si cammina fianco a fianco, dunque. Per una aquila sempre più grande e brillante. Alla faccia di chi cerca di ricreare le vecchie divisioni, magari diffondendo l’infamante sospetto che i tifosi laziali stanno perseguitando la mamma di Zaniolo (a cui va un augurio di pronta guarigione) arrivando addirittura a depredarne l’automobile. Gli artisti, infatti, non perseguitano. Creano!