Come la marcia dei quarantamila | Arturo Diaconale

30 Ottobre 2018
diaconale30ottobre2018-1280x705.jpg

Non è stata una nuova marcia dei quarantamila la manifestazione che si è svolta a Torino contro la decisione dei consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle di confermare la loro bocciatura della Tav. I partecipanti all’iniziativa erano solo una cinquantina. E non volevano marciare lungo le strade torinesi, ma solo essere ricevuti dai responsabili dell’amministrazione cittadina (la sindaca Chiara Appendino era in missione all’estero) per consegnare un documento in cui si chiedeva di sbloccare i lavori dell’Alta Velocità tra Lione e Torino.

Da un punto simbolico, però, quella sortita di imprenditori e sindacalisti in favore della Tav può essere tranquillamente paragonata alla marcia dei quarantamila. Quest’ultima diede il via, in nome del diritto al lavoro, al processo di superamento dell’illusione rivoluzionaria che aveva bloccato le fabbriche e favorito il terrorismo degli anni di piombo. La più modesta iniziativa dei giorni scorsi può essere il segnale di partenza della fase in cui sempre il diritto al lavoro e la speranza di sviluppo incominciano ad archiviare l’illusione della decrescita felice che ha paralizzato e minaccia di fermare irrimediabilmente il Paese.

Luigi Di Maio si mostra preoccupato per il dissenso che serpeggia all’interno del Movimento grillino ad opera dei movimentisti dell’ala di Alessandro Di Battista e di Roberto Fico. Ma dovrebbe temere la reazione popolare che incomincia a montare rispetto alla pretesa di sostituire l’assistenza al lavoro e di farlo bloccando tutte le grandi opere programmate da tempo per mantenere l’Italia al livello degli altri Paesi europei.

I dissidenti si possono espellere. Ma la rivolta popolare dei produttori e dei lavoratori contro l’illusione ideologica che la regressione riporti ad una inesistente età dell’oro non si può fermare. È vero che al momento questa rivolta non ha una guida visto che l’opposizione al governo è praticamente inesistente. Ma la possibilità che ad intercettare questo fenomeno potenzialmente di massa sia la Lega di Matteo Salvini piuttosto che una sinistra fallimentare è più che concreta. I leghisti non hanno alcun timore nel manifestare in favore del diritto al lavoro ed allo sviluppo e contro ogni forma di decrescita. E su questa linea non possono non ritrovare il sostegno e l’intesa con il resto del centrodestra finalmente convinto che non si può tornare al governo del Paese continuando a sognare il Nazareno.