È diventato un luogo comune la storia secondo cui il governo conta di tagliare le tasse attraverso la lotta all’evasione. Poiché si tratta di un proposito annunciato da ogni esecutivo in carica negli ultimi decenni e mai realizzato, nessuno ci fa più caso quando viene ripetuto pappagallescamente da chi si trova a rivestire una carica governativa. Tutti la considerano una balla e tirano via. Ma quella lanciata negli ultimi giorni da Giuseppe Conte non è una balla normale. E per questo non può essere ignorata o trattata come una solita bufala. Perché il Presidente del Consiglio ha annunciato che, grazie al tesoretto di oltre cento miliardi rappresentato dall’evasione fiscale e destinato ad esser recuperato dalla lotta ai contribuenti infedeli, si potranno tagliare la tasse del 20, del 30 e, addirittura, del 50 per cento.
Ma è sicuro che il famoso tesoretto valga i 100 miliardi con cui tagliare le tasse del 50 per cento? Ed è certo che la lotta all’evasione consentirà di recuperare le somme necessarie al più gigantesco abbassamento della pressione fiscale della storia d’Italia? Per la verità Conte ha candidamente ammesso di non saperlo: “Neppure i tecnici del Mef – ha confessato – sanno dire quanto potremo recuperare”. Ma ha prontamente aggiunto che qualunque somma potrà essere trovata verrà impegnata non solo nel taglio drastico delle tasse ma anche nella liquidazione nei conti correnti di 2000 euro all’anno a chi paga in modo digitale.
Insomma, Conte ha promesso che le tasse verranno tagliate fino al 50 per cento ammettendo che i soldi per compiere questa clamorosa operazione sono ancora tutti da trovare.
La sua, allora, non può essere catalogata come balla normale, da archiviare insieme a tutte quelle simili propinate agli italiani dai governi che hanno preceduto l’esecutivo giallorosso. Si tratta di una balla clamorosamente esagerata e come tale va catalogata per cogliere appieno la cifra reale del più alto rappresentante del governo in carica. Altro che avvocato del popolo! Un magliaro di antico conio!