Il problema non è se Giuseppe Conte sarà un semplice e paziente esecutore o se pretenderà una autonomia che lo metterà fatalmente in rotta di collisione con i diarchi Di Maio e Salvini. E non è neppure se i capi del Movimento Cinque Stelle e Lega troveranno un equilibrio all’interno della compagine ministeriale in grado di assicurare un percorso tranquillo e privo di scosse all’esecutivo. Il problema è che ad una maggioranza inedita provvista di un progetto politico si contrappone una opposizione che al momento non ne ha neppure mezzo.
Il progetto di grillini e leghisti non è solo quello di usare il popolo contro le elitès mandando in soffitta lo schema tradizionale della contrapposizione tra destra e sinistra. Il progetto è molto più ricco. E non riguarda solo l’intenzione di conciliare l’esigenza della minore pressione fiscale necessaria all’Italia delle regioni settentrionali all’esigenza apparentemente alternativa di assicurare almeno la sopravvivenza alle masse disoccupate dell’Italia meridionale. Non si limita a voler liquidare tutte le caste e le sacche di privilegio che si sono create e consolidate nel lunghissimo secondo dopoguerra italiano ma introduce delle novità rivoluzionarie in quella politica estera che per settanta anni di seguito non si è mossa di un millimetro dall’ortodossia atlantista ed europeista.
Un progetto che supera il dualismo destra e sinistra, che punta a cancellare le aristocrazie repubblicane figlie dell’arco costituzionale ciellenista, che tenta di conciliare sviluppo ed assistenza e che, soprattutto, tende a spostare da Ovest ad Est il baricentro della politica estera nazionale è sicuramente discutibile e contestabile. Ma ha la forza di un progetto politico in movimento in grado di diventare addirittura un modello per una Europa pervasa da fermenti analoghi a quelli registrati nella penisola.
Il problema della democrazia italiana è che ad un progetto di questo tipo, provvisto di indubbie capacità attrattive, non si contrappone alcun tipo di progetto alternativo. Può essere che la nascita del governo giallo-verde accenda la scintilla di un qualche disegno antagonista ed altrettanto attrattivo tra le forze di opposizione. Ma al momento non c’è nulla di tutto questo, tranne la difesa ad oltranza dei vecchi assetti da parte di una sinistra priva da tempo di qualsiasi spinta propulsiva e l’idea ancora non sbocciata di Forza Italia di contrapporre al populismo italiano un popolarismo liberale altrettanto italiano e non prono all’asse franco-tedesco europeo.
Il problema è che una democrazia con un forte progetto al governo ed un inesistente progetto all’opposizione scivola facilmente verso l’autoritarismo. Come in Venezuela!