Nel contratto di governo è previsto tutto. Anche una camera di compensazione delle interpretazioni divergenti tra Lega e Movimento 5 Stelle dello stesso contratto. Ma anche i contratti civilistici più articolati ed esaustivi non possono prevedere e normare l’imponderabile. Che non è la tensione tra i due stipulanti che diventano concorrenti durante le campagne elettorali regionali ed europee e riproducono in quelle fasi politiche il naturale bipolarismo conflittuale che il contratto cerca di trasformare in una sorta di compromesso storico rivisitato ed adattato ai tempi.
L’imponderabile è il danno che la naturale conflittualità, divenuta compressa per la suprema esigenza dei belligeranti di rimanere sempre e comunque al governo, provoca alla società italiana. Il caso della Tav è emblematico. Si può dare per certo che dopo il 10 febbraio, data in cui si voterà in Abruzzo per il rinnovo del presidente della Regione, lo scontro tra Matteo Salvini ed i vari Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, Danilo Toninelli e compagnia tornerà a livelli molto bassi. Passata l’emergenza elettorale i tre cavalieri dell’apocalisse grillina rinunceranno alle loro “supercazzole”, ai loro “rompicoglioni” ed ai loro “buchi” inutili per evitare di intrecciare la vicenda della Tav con quella del voto sull’autorizzazione a procedere contro Salvini ed evitare di provocare la crisi di governo. Ma il ritorno alla normalità del contratto ed alla sua tranquilla camera di compensazione non ripagherà il Paese del danno provocato dalla forzatura ideologica su una infrastruttura che ha già impegnato grandi risorse e che, in caso di rinuncia, provocherà ulteriori e pesanti spese a carico dello Stato, cioè di tutti i cittadini.
Lega e Cinque Stelle troveranno comunque un accordo per evitare di mandare all’aria l’Esecutivo giallo-verde. Ma la frittata, sotto forma di fermo dei lavori per mesi e mesi e di conseguenze per un qualsiasi accordo al ribasso sulla realizzazione dell’opera, ricadranno sulle tasche degli italiani. I quali, è vero, potranno aspettare il momento delle elezioni politiche per far pagare il dovuto ai responsabili del danno. Ma che avrebbero tutto il diritto di pretendere fin da subito di chiedere conto agli irresponsabili di pagare materialmente il costo delle loro sciocchezze. Qualcuno ha evocato il danno erariale e la necessità di investire la Corte dei Conti della questione. Ma perché non procedere più speditamente con una denuncia sottoscritta in massa da chi si sente danneggiato? Che aspettano le forze dell’opposizione ad usare le armi della legalità contro la falsa onestà che fa danni?