Il taglio dei parlamentari e la nefandezza “chavista” | Arturo Diaconale

6 Febbraio 2019
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Tagliare il numero dei parlamentari attraverso una legge costituzionale promossa dal Movimento Cinque Stelle non è solo il seguito conseguenziale del taglio dei vitalizi agli ex parlamentari e della proposta di riduzione degli emolumenti per i senatori ed i deputati. Le campagne degli scorsi anni contro la “casta” politica hanno convinto gran parte delle forze politiche e della stessa opinione pubblica che ridurre i costi delle istituzioni rappresentative fosse la strada più opportuna per ottenere cospicui risparmi nella spesa pubblica e riportare ai livelli dei normali cittadini i componenti delle oligarchie ingrassate alla greppia della democrazia rappresentativa.

Non è un caso che di fronte alla proposta grillina la Lega non abbia posto obiezioni di sorta e le opposizioni non abbiano saputo fare altro che avanzare come unica condizione quella presentata dal Partito Democratico, in omaggio alla riforma costituzionale renziana bocciata dal referendum, di una diversificazione del bicameralismo perfetto.

Nelle forze politiche diverse dal Movimento Cinque Stelle manca, in sostanza, la consapevolezza del vero obiettivo della riforma grillina. Che non è quello del risparmio dei soldi pubblici, che sarebbe del tutto marginale rispetto ad un bilancio dello Stato carico degli sprechi infiniti imposti da una burocrazia ipertrofica. E che non sarebbe neppure l’umiliazione di una “casta” politica ormai abbondantemente ridimensionata ed umiliata dalle infinite campagne di denigrazione ai suoi danni.

Il vero obiettivo del Movimento Cinque Stelle, niente affatto nascosto ma apertamente sbandierato sotto gli occhi di chi non vuole capire, è la democrazia rappresentativa, cioè il sistema istituzionale fissato dalla Costituzione come alternativa ai modelli autoritari poggianti sui meccanismi plebiscitari.

Portare a cinquecento il numero dei parlamentari porta sicuramente ad un risparmio economico. Ma comporta la creazione di collegi elettorali molto più larghi di quelli attuali. E, come logica conseguenza, l’aumento della distanza tra gli elettori ed i loro rappresentati. Per colpire la “casta”, in sostanza, si costruisce una “casta” ancora più lontana, separata ed estranea di quella presente. Con il risultato di rendere inevitabile il ricorso ai meccanismi referendari plebiscitari cari ai dittatori sudamericani alla Chávez ed alla Maduro destinati a soppiantare sempre di più la democrazia rappresentativa trasformata in una caricatura negativa di se stessa.

L’obiettivo grillino è stravolgere la Costituzione repubblicana. Per paura di non essere in sintonia con gli umori popolari anti-casta, Lega e forze d’opposizione fingono di non saperlo. Ed è bene mettere in chiaro fin d’ora che la responsabilità di una simile nefandezza “chavista” non è solo di chi la persegue ma anche di chi non la contrasta!