I grillini e lo Stato di loro proprietà | Arturo Diaconale

7 Febbraio 2019
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È la concezione proprietaria delle istituzioni messa in mostra dal Movimento Cinque Stelle l’aspetto più inquietante della vicenda del dossier sui costi e benefici della Tav presentata dal ministro Danilo Toninelli alle autorità francesi ed all’Unione europea e tenuta rigidamente nascosta ai sottosegretari leghisti del proprio ministero ed al resto del governo in Italia. I dirigenti grillini, Luigi Di Maio in testa, sono convinti che aver ottenuto il 32 per cento alle elezioni politiche ed aver formato un governo insieme con l’alleato della Lega li abbia resi proprietari dei dicasteri di cui sono diventati responsabili. A questa idea padronale dei pezzi di Esecutivo di loro spettanza aggiungono la convinzione che l’attività politica sia solo la strumentalizzazione propagandistica e demagogica della responsabilità governativa. E l’intreccio perverso tra le due singolari concezioni produce tutte le manifestazioni di taglio elettoralistico a cui l’opinione pubblica assiste attonita e che, fino ad ora, viene giustificata dai superficiali o dai collusi come una forma di inesperienza infantile del Movimento pentastellato.

Ma l’inesperienza ostentata è solo una comoda copertura della radicata convinzione di essere diventati padroni dello Stato e di poter godere di questa condizione senza alcun limite. Si dirà che i grillini non fanno altro che imitare i renziani che li hanno preceduti ed anche qualche esponente del centrodestra che, sotto la copertura berlusconiana, ha messo in mostra negli anni passati la stessa vocazione padronale. Quella degli esponenti del M5S è, però, l’espressione conclusiva e perfezionata al massimo di questa assoluta mancanza di senso dello Stato che ha caratterizzato i gruppi di potere degli ultimi decenni.

I renziani e, prima ancora, i berlusconiani usavano lo Stato ai propri fini mostrando un rispetto formale per le istituzioni. I grillini hanno cancellato ogni forma di ipocrisia ed usano lo Stato e le istituzioni come se li avessero avuti in eredità da qualche misterioso zio d’America e ne potessero disporre a proprio totale piacimento.

Un comportamento del genere non può essere giustificato in alcun modo. Tanto meno tirando in ballo l’inesperienza. Perché, nel caso di istituzioni calpestate, l’inesperienza non è una attenuante ma una pesantissima aggravante.