La posta in palio della partita che si gioca all’interno della coalizione di governo non è la tenuta dell’esecutivo con conseguente rischio di crisi e di elezioni anticipate ma la sorte del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Nessuno immagina che lo scontro sulla prescrizione possa sfociare nell’interruzione anticipata della legislatura. L’idea di dover rinunciare ad altri tre anni di sinecura parlamentare fa venire i brividi a gran parte della maggioranza ed a buona parte dell’opposizione. In più è nota la contrarietà del Presidente della Repubblica allo scioglimento delle Camere. Per cui, sempre che nel frattempo a puntare sulla rottura per interrompere il proprio declino non sia il partito di maggioranza relativa, cioè il M5S, l’ipotesi di una crisi con botto finale rappresentato da elezioni appare del tutto improbabile.
Molto più realistico, invece, è che la vicenda della prescrizione sia il paravento dietro cui si svolge un braccio di ferro tra Italia Viva e Partito Democratico sul futuro dell’attuale Presidente del Consiglio. Di fronte alla possibilità che Matteo Renzi possa essere tentato di passare dalla presenza in maggioranza all’appoggio esterno chiedendo un governo non più guidato da Conte, Nicola Zingaretti ha subito preso le difese del Capo del Governo definendolo una risorsa del fronte progressista da sostenere e da preservare fino alla scadenza naturale della legislatura. Ma può bastare la trincea difensiva scavata attorno a Conte dal segretario del Pd a fermare il possibile tentativo di Renzi di dare il benservito a “Giuseppi” per dare slancio ad Italia Viva e collocarla in una posizione esterna alla alleanza Pd-M5S capace di essere attrattiva nei confronti dell’elettorato moderato?
L’interrogativo è aperto. Ma è proprio questa circostanza, cioè il dubbio che allo scontro sulla prescrizione si aggiunga quello sulla sorte di Conte, che pone un secondo ma più grave dilemma. Come può un governo roso da tante divergenze e contraddizioni essere in grado di fronteggiare le incredibili emergenze in atto? Forse è il caso che, oltre a preoccuparsi dei rapporti con la Cina, il Presidente della Repubblica prenda in considerazione anche un tema del genere. L’inadeguatezza totale del governo non è solo un problema del Parlamento ma anche del Capo dello Stato!