È la campagna elettorale, bellezza! | Arturo Diaconale

11 Dicembre 2018
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È ridicolo il tentativo di trasformare in un problema di competenze infrante la polemica tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini per l’incontro avuto dal ministro dell’Interno con una delegazione di imprenditori guidata dal presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia. È patetico il vicepremier pentastellato quando rileva che “altrove si fanno parole” mentre “ fatti si fanno al Mise” e quando aggiunge che Salvini ha incontrato solo dieci imprenditori mentre lui ne incontrerà almeno trenta. Ma è risibile il commento di quegli autorevoli commentatori che pur di colpire il leader della Lega prendono le difese, in nome delle competenze ministeriali, del “capo politico” del Movimento Cinque Stelle rilevando che le decisioni sulle infrastrutture si prendono al ministero dello Sviluppo economico.

Gli aspetti ridicoli, patetici e risibili nascono dalla volontà di accettare che è iniziata la campagna elettorale per le elezioni europee e che Lega e Cinque Stelle sono in feroce competizione per strapparsi reciprocamente il maggior numero di consensi. È la politica, bellezza! E chi si schiera dalla parte di Di Maio rilevando con sussiego che Salvini deve occuparsi solo di ordine pubblico e sicurezza, si rifiuta di considerare che il leader di un partito non può occuparsi solo delle proprie competenze ministeriali ma deve obbligatoriamente affrontare i temi politici generali indicando le posizioni e le scelte di fondo della propria parte politica.

Da qui a maggio, cioè al momento delle elezioni, di polemiche di questo tipo se ne vedranno fin troppe. Perché la posta in palio è altissima (la conquista del ruolo di forza politica primaria nel Paese). E non è difficile immaginare che su temi di importanza fondamentale come le infrastrutture, la Tav e lo sviluppo, i limiti delle competenze saranno continuamente travolti. Anche a rischio di portare sull’orlo della rottura l’alleanza su cui si regge il Governo guidato da Giuseppe Conte e gestito da Salvini e da Di Maio.

Non si tratta di un dramma. Al contrario, è un chiarimento salutare. Gli elettori debbono sapere per chi votare. E non c’è nulla di grave se si chiarisce che su Tav, infrastrutture e sviluppo Lega e Cinque Stelle hanno idee assolutamente opposte. Di grave, semmai, è cercare di mettere una toppa a questo contrasto prevedendo che il dissidio venga risolto da un referendum popolare passato il quale il Governo va avanti tranquillamente. Chi perde pagherebbe comunque, anche se sarebbe giusto che oltre a pagare in termini politici venisse condannato a pagare i costi della consultazione popolare per danno erariale!