Gli effetti spietati del sistema proporzionale | Arturo Diaconale

29 Marzo 2019
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Le elezioni che si celebrano con il sistema proporzionale hanno come caratteristica principale quella di accendere la massima competitività tra i partiti che più sono vicini politicamente e gravitano nella stessa area politica. Alle elezioni di fine maggio questa regola varrà anche per Lega e Movimento Cinque Stelle, che pur essendo radicate in aree politiche totalmente diverse e distanti si contendono quella fascia della società italiana formata dai populisti trasversali che alle ultime elezioni politiche hanno puntato sul partito guidato da Luigi Di Maio ma che, come dimostrano i flussi elettorali delle recenti Regionali, tendono a spostarsi sul polo opposto rappresentato dal partito di Matteo Salvini.

Questa regola si imporrà anche con il Partito Democratico di Nicola Zingaretti spostato a sinistra che tenterà di recuperare i suffragi del proprio tradizionale bacino elettorale attratti a suo tempo dal richiamo giustizialista e barricadiero del Movimento Cinque Stelle. Ma, soprattutto, segnerà in maniera determinante la campagna elettorale dei partiti del vecchio centrodestra che dopo aver combattuto e vinto insieme le battaglie nelle regioni si scateneranno in una lotta senza quartiere per strapparsi reciprocamente fette dell’elettorato della propria area di riferimento.

In realtà quello tra Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia non sarà un triangolare dal finale a sorpresa. Perché la battaglia sarà segnata dal tentativo dei partiti di Salvini e di Giorgia Meloni di dividersi le spoglie di Forza Italia e dallo sforzo di quest’ultima di contenere al massimo le perdite. Il fenomeno si è già manifestato nelle elezioni regionali in cui i tre partiti si sono presentati legati dall’alleanza comune ed è presumibile che diventerà sempre più accentuato mano a mano che si avvicinerà la data del voto.

La Lega esercita sugli elettori di Forza Italia l’attrazione che tutte le forze politiche in forte ascesa esercitano su quelle in declino. Lo stesso vale, sia pure in maniera più ridotta, per Fratelli d’Italia. Quest’ultimo, però, se riuscisse ad aprire in maniera tangibile a componenti di centrodestra diverse da quelle della propria identità originaria, potrebbe diventare per l’elettore forzista un polo di attrazione addirittura più forte di quello della Lega. Questo significa che la sorte di Forza Italia è segnata? L’unico scudo di cui il partito di Silvio Berlusconi dispone è rappresentato da Berlusconi stesso, l’unico in grado di tenere unito quello zoccolo di elettorato che non si considera di destra e vuole rimanere ancorato al centro. Le elezioni di maggio, quindi, saranno anche la cartina di tornasole della capacità di fascinazione personale del Cavaliere. Che, come spesso avviene nella storia, persa la capacità di essere spada dovrà accontentarsi di essere scudo e correre il rischio di non vedere adeguatamente premiato questo atto di estrema generosità nei confronti dei suoi fedelissimi.