Le conseguenze dello spostamento a sinistra del Pd | Arturo Diaconale

28 Marzo 2019
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Se oggi il segretario del Partito Democratico fosse ancora Matteo Renzi è facile immaginare che metterebbe in piedi una lista per le elezioni europee segnata dalla presenza di personaggi in grado di attrarre i voti del mondo moderato, centrista. In pratica dei delusi di Forza Italia e dei berlusconiani decisi comunque a non morire salviniani. Ma il segretario del Pd è Nicola Zingaretti. Ed è quindi assolutamente normale che punti a costruire una lista per le Europee capace di recuperare i voti degli antirenziani che decisero di uscire dal partito in nome dell’ortodossia post-comunista e contro la presunta conversione a destra dell’ex leader. Si può discutere sul piano numerico se la mossa che avrebbe potuto compiere Renzi sarebbe stata più conveniente di quella che si accinge a realizzare Zingaretti. Ma si tratta di una impresa del tutto inutile. Perché mettere a confronto una ipotesi astratta con una operazione concreta è del tutto impossibile visto che il numero dei delusi berlusconiani potenzialmente attratti dal Pd è incerto.

Al contrario, il 2 o il 3 per cento di Leu è concreto e l’esigenza primaria di Zingaretti è di approfittare del voto europeo per dimostrare che il proprio partito ha superato il trauma della sconfitta ed è in grado di tornare ad essere la forza trainante della sinistra italiana.

La logica, quindi, dice che le elezioni europee segneranno una svolta a sinistra del Pd imposta dalla necessità di recuperare i consensi persi con la scissione di Pier Luigi Bersani, Massimo D’Alema e Roberto Speranza. Ma la stessa logica dice anche che questo spostamento avrà una doppia conseguenza. Da un lato imporrà ai renziani ed ai moderati del Pd di verificare le condizioni di sopravvivenza in un partito rientrato completamente nell’alveo della tradizione Pci-Pds. Dall’altro costringerà gran parte dell’area moderata orfana del berlusconismo o a lasciarsi fagocitare dalla Lega (o da Fratelli d’Italia) o a vagare in maniera confusa dentro un’area centrista priva di un punto di riferimento preciso.

Quanto vale numericamente quest’area che Zingaretti abbandona al suo destino? Il calcolo è al momento impossibile. In compenso è certo che con la sua utilità marginale quest’area sarà l’ago della bilancia dei futuri equilibri politici nazionali.