I due matrimoni elettorali | Arturo Diaconale

2 Aprile 2019
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Due matrimoni hanno colpito l’opinione pubblica italiana grazie alla particolare attenzione loro dedicata dai grandi media nazionali. Quello tradizionale della vedova di un boss camorrista con un più giovane cantante neomelodico napoletano e quello di una tenente di vascello e di una marescialla della Marina Militare celebrato lunedì scorso a La Spezia. Il primo, assolutamente tradizionale visto che a sposarsi sono stati una donna ed un uomo, è stato presentato dalla grande stampa d’informazione come una pacchianata di pessimo gusto meritevole di disprezzo e di condanna per il gravissimo disdoro apportato alla città di Napoli. Il secondo, non tradizionale visto che l’unione civile ha riguardato due donne, è stato invece esaltato come un esempio di buon gusto, eleganza e, come ha rilevato la ministra della Difesa Elisabetta Trenta nel suo telegramma di augurio e di felicitazioni per la coppia , di una testimonianza di “una importante evoluzione nelle Forze Armate e nel nostro paese”.

Naturalmente nessuno può negare che il matrimonio tradizionale napoletano sia stato caratterizzato da un esibizionismo plebeo indecoroso ed inaccettabile. Così come nessuno può fare a meno di notare come il matrimonio omosessuale di La Spezia, con tanto di alte uniformi e picchetto d’onore con spade sguainate di ufficiali della Marina, abbia avuto un tratto evidente di eleganza e di raffinatezza. I media hanno insistito su queste due caratteristiche in modo tale che, a pochi giorni di distanza del convegno sulle famiglie di Verona, il Paese venisse investito da un messaggio semplice e chiarissimo: quello secondo cui il matrimonio tradizionale non è solo passatista ma anche inevitabilmente pacchiano e cafone mentre quello omosessuale non solo è elegante e raffinato ma, come ha detto la ministra grillina della Difesa Elisabetta Trenta, un esempio importante della evoluzione dei tempi.

Chi pensa che ognuno abbia il diritto di sposarsi chi vuole e come meglio crede non può non considerare questa contrapposizione come una forzatura da campagna elettorale. Ma proprio tenendo conto della natura elettoralistica della faccenda, con i media impegnati a criminalizzare la destra medioevale che difende le unioni eterosessuali ed a spostare i voti dei progressisti sui grillini impegnati a sostenere il valore innovativo delle unioni omosessuali, si deve necessariamente concludere che l’operazione mediatico-politica è sbagliata proprio sul piano elettorale. I matrimoni tradizionali riguardano una stragrande maggioranza di cittadini niente affatto contenta di essere considerata pacchiana, cafona, passatista e superata. Quelli omosessuali toccano una percentuale ridotta della popolazione che non ha i numeri per determinare grandi spostamenti di voti alle prossime elezioni europee. Le élites saranno pure raffinate, come lo erano i nobili libertini della fine del Settecento francese e come lo sono i giornalisti dei grandi media che le affiancano oggi, ma il terzo stato plebeo è più ampio e, quando è troppo disprezzato, tende a reagire chiudendo l’era dei nobili e privilegiati libertini e facendo la rivoluzione borghese della politica e del costume.