Il caso Condotte e la trasparenza irresponsabile | Arturo Diaconale
Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico e vicepremier Luigi Di Maio in aula al Senato durante le votazioni sugli emendamenti del Dl dignità, Roma, 07 agosto 2018. ANSA/ANGELO CARCONI

8 Agosto 2018
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Quale criterio deve prevalere in una società complessa e articolata come quella italiana? Il criterio della trasparenza o quello della competenza? Il Governo giallo-verde non sembra avere dubbi in proposito. Come ha dimostrato il caso Condotte, dove i tre commissari incaricati di gestire la società in amministrazione controllata sono stati presi per sorteggio sui 260 candidati, il criterio preferito è quello della trasparenza.

Per la verità un minimo di concessione alla competenza c’è stato nel dividere i 260 candidati in tre liste di avvocati, commercialisti e manager aziendali visto che i commissari dovevano rispondere a tali requisiti professionali. Ma la tripartizione è stata una concessione minima alla competenza. Perché lo stesso ministro Luigi Di Maio ha tenuto a sottolineare che il criterio principale volutamente scelto dal Governo era stato quello della trasparenza.

Il caso Condotte costituisce un precedente. Non solo perché è il primo in cui viene applicato il sistema di scelta del sorteggio sollecitato recentemente da Beppe Grillo. Ma perché non sembra destinato a rimanere isolato e diventare l’elemento caratterizzante della Terza Repubblica. Una Repubblica non più fondata sul lavoro come decisero a suo tempo i Padri Costituenti e neppure sulla libertà come avrebbero voluto le menti più illuminate dell’epoca ma che, d’ora in avanti, dovrà essere fondata sull’alea, sulla sorte, sulla scommessa.

Certo, può sembrare contraddittorio che il governo deciso a combattere la ludopatia trasformi questa malattia nel suo elemento fondante. Ma tant’è. Il segnale che viene lanciato al Paese subordinando la competenza alla trasparenza assicurata dalla ruota della fortuna è proprio quello che punta a trasformare gli italiani in un popolo di scommettitori. Se i commissari di Condotte vengono scelti a sorte, perché mai i primari degli ospedali non dovrebbero essere identificati con lo stesso criterio? E i manager di Stato? E i direttori delle reti e delle testate del servizio pubblico radiotelevisivo? L’elenco dei casi in cui applicare la trasparenza a scapito della competenza è sterminato.

Vuol dire che la d’ora in avanti la Festa della Repubblica non si terrà più il due giugno ma il sei gennaio, giorno della lotteria di Capodanno!