Il ciclo finito del M5S | Arturo Diaconale

30 Ottobre 2019
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I parlamentari del Movimento Cinque Stelle non sono i passeggeri di prima classe del Titanic che ballavano in attesa dell’affondamento del transatlantico. Appaiono, al contrario, come i naufraghi che si agitano sul loro barcone malmesso in preda al terrore di finire presto in mare e morire affogati.

I risultati elettorali dicono che quando ci saranno le nuove elezioni politiche solo un numero ristrettissimo di loro sarà in grado di tornare alla Camera ed al Senato. La stragrande maggioranza rimarrà fuori e non potrà neppure sperare di consolarsi, come normalmente capita con le altre forze politiche, presentando le proprie candidature alle regionali ed alle comunali dove i posti sono addirittura inferiori a quelli parlamentari. Questo destino amaro e disperato che aleggia sui deputati ed i senatori grillini giustifica in pieno lo stato di confusione ed agitazione che domina i gruppi ed impedisce loro di trovare non solo intese sui presidenti ma soprattutto sulla strategia da seguire per salvare il salvabile di un movimento in decrescita infelice e rovinosa.

Sul piano umano i sentimenti che dominano i gruppi parlamentari del M5S sono comprensibili. Al loro interno solo pochi hanno un lavoro certo e stabile a cui tornare dopo l’esperienza in Parlamento che ha assicurato grande benessere economico. In tanti, viceversa, erano dei precari che hanno trovato una inasperata occupazione e che sono destinati a tornare alla precarietà. Ma sul piano politico la comprensione umana non conta e non può contare. Esiste una sola possibilità che un partito in via di evaporazione possa bloccare e ribaltare una linea di tendenza così marcata? Il vertice del movimento, con la sola eccezione di Luigi Di Maio e dei suoi più stretti amici, è convinto che la decadenza sia irreversibile e che l’unico modo di ridurre il danno sia di confondersi con la sinistra tradizionale non rinunciando ad innervarla con qualche proprio tema identitario. I grillini peones sono invece attratti dal ritorno alle origini che può riaccendere il fervore dei militanti di base e che prevede un arroccamento contrario ogni forma di commistione ed alleanza con la sinistra e le altre forze politiche.

È difficile prevedere quale di queste due linee potrà prevalere. Qualunque possa essere, però, non potrà rigonfiare la bolla sgonfiata del Movimento Cinque Stelle. Il ciclo è finito.