Il complotto non c’è ma c’è l’avvio di una campagna elettorale per il Parlamento europeo che per la prima volta nella storia non si svolgerà all’interno di ogni singolo Stato aderente all’Ue ma si svilupperà in maniera unitaria sull’intero territorio dell’Europa sovranazionale. Fino alle precedenti elezioni le campagne elettorali avevano rispettato i confini ignorando le regole di Schengen. Nella prossima primavera, invece, il trattato che elimina le frontiere nazionali verrà applicato integralmente incominciando paradossalmente a rendere politicamente concreta quella Europa unita che oggi appare in profonda crisi.
La partita che verrà giocata, quindi, non sarà solo tra le forze politiche nazionali in una dimensione assolutamente domestica. Come è sempre avvenuto fino ad ora. Ma tra correnti di pensiero ed orientamento politico sovranazionale che verranno rappresentate da leader destinati a perdere la loro dimensione domestica ma ad assumere quella dell’intera Unione. L’incontro tra Salvini e Marine Le Pen costituisce una spia precisa del fenomeno in atto. Così come le polemiche continue tra il presidente francese Emmanuel Macron e lo stesso ministro dell’Interno Italiano stanno ad indicare che la prossima campagna elettorale si giocherà nella contrapposizione frontale tra sovranisti ed anti-sovranisti e che ad impersonificare il primo schieramento sarà sicuramente Salvini insieme alla Le Pen ed Orbán mentre a rappresentare lo schieramento opposto ci sarà sicuramente Macron contornato da qualche leader nazionale minore (nel gruppo non ci sarà la Merkel ormai in chiaro declino).
La politica che ignora i confini ed applica Schengen è il segno inconfondibile dell’avvio di un processo di progressiva affermazione del progetto di unità politica dell’Europa. In passato le oligarchie burocratiche annidiate a Bruxelles e Strasburgo hanno utilizzano le barriere nazionali per consolidare il loro potere. E se queste barriere saltano la speranza di arrivare agli Stati Uniti d’Europa diventa più concreta. Ma a giocare la partita non sono solo i rappresentanti delle diverse aree politiche continentali ma anche i cosiddetti mercati, che sono ormai globali e sovranazionali da tempo ma che tendono a lasciarsi condizionare pesantemente dall’andamento della campagna elettorale. Per cui se gli attuali commissari europei, espressione del fronte antisovranista, avviano la campagna elettorale picchiando duro sul governo italiano composto da forze avverse, borse e spread si muovono con riflesso pavloviano.
Questo non è il complotto. Ma è qualcosa di peggio. È l’uso strumentale della finanza per lo scopo politico di non perdere le elezioni europee e rimanere a Bruxelles a dettare legge!