Il Conte sbilanciato | Arturo Diaconale

12 Marzo 2019
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Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha svolto per mesi il ruolo di mediatore tra i due vicepresidenti Luigi Di Maio e Matteo Salvini evitando accuratamente di abbandonare la posizione terza che i due partiti della coalizione governativa gli avevano affidato. La vicenda della Tav ha cambiato radicalmente la situazione. Conte si è schierato platealmente a sostegno di Luigi Di Maio e da quel momento in poi ha assunto una posizione sempre più sbilanciata in favore del Movimento Cinque Stelle. Ipotizzare che nell’assumere la sua nuova posizione il Premier abbia voluto far prevalere la sua convinzione sulla inutilità della Torino-Lione è totalmente sbagliato. In passato Conte ha espresso opinioni sostanzialmente diverse da quella presente lasciando intendere di essere più favorevole che contrario all’opera.

Sulla scelta di Conte, invece, ha giocato l’esigenza di scendere in aiuto del “capo politico” del Movimento Cinque Stelle nel momento in cui Di Maio si è trovato in grande difficoltà all’interno del proprio partito. Conte si è mosso non per convinzione personale, ma solo per una precisa ragione politica. Quella di impedire una ennesima sconfitta di Di Maio ad opera di Salvini e bloccare sul nascere una contestazione interna al movimento grillino che avrebbe addirittura potuto costringere il “capo politico” a gettare la spugna.

Con la sua decisione di sostenere Di Maio nella competizione con l’altro vicepresidente, però, Conte ha compiuto un atto destinato a squilibrare pesantemente l’asse del governo. È vero che il Premier non è arrivato a Palazzo Chigi per forza propria ma solo su indicazione del Movimento Cinque Stelle. E che questa “appartenenza” prima o poi doveva emergere con chiarezza. Ma è ancora più vero che in una compagine governativa dove i grillini hanno la maggioranza in forza del loro 32 per cento conquistato alle elezioni, il peso del Presidente del Consiglio che si sposta in maniera decisa dalla loro parte provoca un forte squilibrio. Tanto più che i rapporti di forza delle ultime votazioni politiche non rispecchiano gli attuali rapporti di forza tra i partiti. E la nuova realtà renderebbe assolutamente indispensabile un Conte mediatore piuttosto che un Conte arbitro asservito a Di Maio.

Le ragioni di una prossima rottura, quindi, si arricchiscono di un nuovo fattore!