Il garantismo secondo i manettari | Arturo Diaconale

21 Febbraio 2019
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Essere garantisti non significa essere innocentisti. Aver difeso Silvio Berlusconi dall’accerchiamento compiuto ai suoi danni dal circo mediatico-giudiziario con il chiaro intento di espellerlo dalla politica attiva, non significava affatto sposare acriticamente le sue ragioni di difesa e stabilire a priori la sua innocenza. Così come oggi difendere i genitori di Matteo Renzi posti agli arresti domiciliari sotto l’accusa di bancarotta fraudolenta con la logica ed inevitabile riattivazione del solito circo mediatico teso a liquidare definitivamente l’attività politica del figlio Matteo, non comporta minimamente la convinzione aprioristica della loro innocenza.

L’innocentismo è molto spesso la reazione estrema al colpevolismo esasperato. Quello che ad inizio di inchiesta viene gonfiato a dismisura dai media ormai abituati a trasformare in verità inconfutabile le ragioni dell’accusa senza prendere in minima considerazione che la difesa deve ancora esprimersi. E che provoca, come inevitabile effetto pavloviano, l’arroccamento sull’innocentismo da parte degli amici degli imputati e di chi considera un fenomeno degenerativo della giustizia in una democrazia liberale il rapporto di forza totalmente sbilanciato in favore dell’accusa rispetto alla difesa nella fase iniziale delle indagini.

Questo strapotere dell’accusa sulla difesa era il fondamento degli Stati assoluti ed il pilastro su cui poggiano tutti gli Stati autoritari. Quelli in cui le leggi sono emanate e fatte applicare dai poteri supremi e servono a tutelare i poteri stessi sulla pelle dei normali cittadini. Nelle democrazie liberali, invece, le leggi hanno come fondamento costituzionale la difesa delle garanzie individuali da ogni forma di strapotere eccessivo dello Stato. Di qui, per chiunque non sia nostalgico dello Stato del sovrano assoluto o non scambi la legalità con la difesa del potere negli Stati totalitari, il garantismo inteso come tutela del cittadino da ogni forma di prevaricazione compiuta ai suoi danni da parte delle istituzioni.

Scambiare il garantismo per innocentismo è tipico dei giustizialisti. Cioè di chi disprezza la democrazia in cui la legalità è rappresentata dalla tutela delle garanzie individuali e crede nello stato etico dove le leggi non vengono fatte per difendere i cittadini, ma solo chi ha il potere e non vuole perderlo.

Qualche esempio? Basta citare il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che assicura di non aver compiuto alcuna svolta garantista ed il compagno di partito Mario Giarrusso che rivendica la sua qualifica di “manettaro”. In aggiunta, anche Gian Antonio Stella che dopo tanti anni non ha ancora capito la differenza tra garantismo ed innocentismo!