Il messaggio americano e le vicende nazionali | Arturo Diaconale

7 Novembre 2018
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L’onda blu che avrebbe dovuto spazzare via Donald Trump non c’è stata. Al suo posto, come l’ha definita il presidente Usa, c’è stata solo una increspatura. Che consente al leader populista di andare avanti senza eccessivi problemi nel suo mandato e di incominciare a prepararsi alla possibile riconferma.

Questa prospettiva dovrebbe far riflettere gli orfani di Barack Obama nostrani, quelli che invece di seguire la campagna elettorale americana di metà mandato vi si sono gettati a capofitto come se a votare avrebbero dovuto essere loro stessi e tutti i cittadini italiani. Dagli Stati Uniti viene il messaggio che la meteora populista di Trump non si è affatto esaurita e che non c’è nessun nuovo Obama in vista capace di risollevare la fortune dei democratici in America e delle sinistre di tutte le gradazioni nel resto dell’Occidente. Questo messaggio, applicato nel nostro Paese, impone alla sinistra italiana di prepararsi ad una marcia di rinnovamento che non sarà affatto breve e che, soprattutto, non troverà sponde di sorta nelle vicende internazionali visto che anche in Europa l’effetto del mancato tracollo trumpiano si farà sentire alle prossime elezioni per il Parlamento europeo.

Ma dal messaggio americano dovrebbero imporre qualche considerazione utile anche quelle forze politiche che sono più vicine al populismo di Trump e che contano di ottenere nuovo vento alle loro vele dal risultato Usa. La Lega, ad esempio, deve incominciare a ragionare su come dovrà arrivare alle elezioni europee e, soprattutto, su come dovrà gestire un risultato che si preannuncia fin d’ora estremamente positivo. È ipotizzabile la prosecuzione del rapporto con il populismo di sinistra rappresentato da un Movimento Cinque Stelle destinato probabilmente ad essere svuotato in favore dei leghisti dei consensi dei populisti non ideologizzati in senso progressista?

L’interrogativo sulla strategia da seguire in caso di rottura della coalizione governativa va posto prima del voto europeo perché inizia ad apparire sempre più probabile che all’appuntamento con la verifica elettorale Lega e Cinque Stelle ci giungano non più uniti, ma clamorosamente separati. Il contratto di governo è già usurato. E più si avvicina l’inizio della campagna elettorale, più nel mondo grillino cresce la spinta a mandare all’aria la compagine di governo per meglio fronteggiare la concorrenza elettorale leghista. Che succede nel caso di una rottura accelerata, ipotesi che dà comunque per scontata la rottura dopo il voto?

La risposta per la Lega è la ricomposizione su basi totalmente diverse del centrodestra. Ma la domanda va rivolta con urgenza anche alle altre forze del vecchio fronte moderato. O si preparano in tutta fretta al nuovo centrodestra o escono di scena. Definitivamente.