La Giustizia senza bilancia | Arturo Diaconale

6 Novembre 2018
diaconale6novembre2018-1280x720.png

Il Contratto di governo è diventato una sorta di Bibbia intoccabile di cui ognuno dei contraenti dà una interpretazione particolare. La sacra intesa stabilisce l’impegno comune a riformare la prescrizione? Secondo l’interpretazione dei ministri pentastellati questo significa che la prescrizione va cancellata dopo la sentenza di primo grado. Secondo i leghisti, invece, significa che della riforma della prescrizione si deve discutere trovando un accordo sui tempi e sui modi della sua riduzione.

Nessuno dubita che un compromesso sulla questione verrà comunque trovato. L’esigenza di tenere in piedi il Governo è più forte di qualsiasi diatriba sulla interpretazione più corretta del Testo della rivelazione giallo-verde. Ma la fine dell’anno si avvicina ed il momento in cui scatterà la campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo si fa sempre più breve. Ed in questa fase è facile immaginare che le divergenze sulle interpretazioni del Santissimo Contratto spunteranno fuori come funghi dopo le prime piogge di fine estate. I contraenti debbono mobilitare i rispettivi elettorati e nulla è più mobilitante che risvegliare gli istinti più profondi dei militanti e dei simpatizzanti. La Lega non ha aspettato questo periodo per compiere l’operazione elettoralistica. Non ha mai abbassato la guardia sul tema dell’immigrazione ed arriva al momento di avvio della campagna elettorale con una mobilitazione ampiamente realizzata. Il Movimento Cinque Stelle, invece, ha fino ad ora dovuto incassare solo arretramenti e sconfitte sulle promesse elettorali. Dall’Ilva al Tap fino ad arrivare alla Tav ha arretrato costantemente. E adesso ha la necessità assoluta di passare al contrattacco se non vuole che il risultato delle future elezioni europee non sia il bagno di sangue che viene preconizzato dai sondaggi.

La sortita sulla prescrizione rientra nel disegno del contrattacco. E nasce dalla necessità di titillare quella convinzione radicata nell’elettorato grillino secondo cui l’unica giustizia giusta è quella della vendetta. Questa concezione è stata alimentata da anni ed anni di predicazione giustizialista avallata e sostenuta strumentalmente dalla sinistra. Ha prodotto questa regressione culturale in una fetta consistente dell’opinione pubblica convinta che la giustizia o è vendicatrice o non è. Ed ora i dirigenti grillini non fanno altro che risvegliare gli istinti primordiali del proprio elettorato nel tentativo di ribaltare i sondaggi che li indicano come i sicuri perdenti delle prossime elezioni. Appellandosi, ovviamente, alla interpretazione estrema del Sacro Testo in base alla quale si toglie alla Giustizia la bilancia e si lascia la sola spada della vendetta che non ha mai fine.