Il tilt grillino dal doppio significato | Arturo Diaconale

6 Gennaio 2018
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I massimi dirigenti del Movimento Cinque Stelle, Beppe Grillo in testa, manifestano la massima soddisfazione per i problemi di affollamento che stanno mandando in blocco la piattaforma di Rousseau a cui debbono iscriversi i partecipanti alle parlamentarie. Considerano quel tilt un segno inequivocabile di successo. La loro convinzione è che più aumenta il tilt, più si dimostra che i grillini hanno dalla loro una spinta popolare incontenibile destinata a portarli alla vittoria nelle prossime elezioni di marzo.

I massimi dirigenti del Movimento Cinque Stelle, Beppe Grillo in testa, manifestano la massima soddisfazione per i problemi di affollamento che stanno mandando in blocco la piattaforma di Rousseau a cui debbono iscriversi i partecipanti alle parlamentarie. Considerano quel tilt un segno inequivocabile di successo. La loro convinzione è che più aumenta il tilt, più si dimostra che i grillini hanno dalla loro una spinta popolare incontenibile destinata a portarli alla vittoria nelle prossime elezioni di marzo.

Contenti loro, contenti tutti. Ma questo tilt segno di successo può essere inteso anche come un segnale dal significato completamente diverso. Ad esempio, come un indicatore statistico dell’alto livello della disoccupazione nel nostro Paese. O come la spia della voglia di un lavoro sicuro e ben retribuito in crescita continua all’interno di una società dove domina la precarietà occupazionale e i bassi salari anche per le occupazioni stabili.

I dirigenti grillini dicono che se il tilt è provocato da gente che è disposta a sottoscrivere le regole da setta leninista dello statuto del movimento, ad impegnarsi a versare soldi al partito e a pagare una penale di centomila euro in caso di rottura, vuol dire che il vento è in poppa e il trionfo elettorale è vicino. Ma per un disoccupato, per un precario da quattro o cinquecento euro al mese, per un impiegato od operaio con reddito non superiore a duemila euro mensili, per un pensionato con retribuzione non d’oro ma di bronzo, come resistere al richiamo di uno stipendio per cinque anni di seguito che, anche dopo un sostanzioso versamento al partito, non sarebbe mai inferiore ai diecimila euro al mese?

Naturalmente non si deve escludere che il tilt sia frutto di una partecipazione non legata al richiamo economico e motivata solo da una irresistibile spinta ideale. Il denaro, si sa, non garantisce la felicità e neppure l’impegno politico. Però aiuta. Anche a calcolare che i centomila di penale in caso di rottura sarebbero appena un quinto di quanto si potrebbe incassare in cinque anni di mandato parlamentare! Comunque un affare da non perdere per chi sogna i diecimila euro al mese!