Va avanti e si consolida la luna di miele tra la maggioranza del paese e Matteo Salvini. Ma, con i primi provvedimenti economici voluti da Luigi Di Maio, incomincia ad incrinarsi quella tra la stessa opinione pubblica ed il Movimento Cinque Stelle. Sono prime frizioni, prime preoccupazioni, prime irritazioni. Che non provocano effetti sconvolgenti ed a cui si potrebbe in qualche modo porre rimedio. Ma che rappresentano un segnale indicativo di un fenomeno che potrebbe diventare sempre più marcato nell’azione del governo giallo-verde. Quello della divaricazione crescente tra il consenso raccolto dalla Lega e lo scontento provocato dai ministri grillini.
Giancarlo Giorgetti, stratega intelligente dell’azione leghista e del governo, sostiene che un fenomeno del genere è più il frutto delle fantasie e delle speranze dei media attestati all’opposizione che della realtà. Ma proprio perché il suo compito di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio gli impone di raccordare l’azione delle due componenti della coalizione governativa e di smussare gli angoli che fatalmente spuntano tra forze politiche diverse e divergenti, Giorgetti non ignora che la divaricazione tra consenso leghista e scontento grillino è fisiologica, imposta dai ruoli che Lega e Cinque Stelli si sono dati all’interno del governo. Salvini può cavalcare i temi dell’immigrazione e della sicurezza che sono a costo economico ridotto e che vanno incontro a sentimenti largamente diffusi nella società italiana. Di Maio, che si è caricato del peso di più dicasteri, si trova a promuovere provvedimenti di natura economica che vanno comunque ad incidere sugli interessi di settori importanti del paese. Tra questi provvedimenti ci potrà anche essere in futuro quel reddito di cittadinanza che può raccogliere il consenso delle fasce più popolari. Ma nel frattempo esiste la concreta possibilità che, come si è visto con il decreto “dignità”, si provochino le proteste degli industriali, del mondo del calcio, dei professionisti e di tutte quelle categorie toccate negativamente dai provvedimenti. Che succederà, ad esempio, quando Di Maio deciderà di colpire le cosiddette “pensioni d’oro” togliendo soldi a fasce consistenti del ceto medio?
La divaricazione, quindi, c’è ed opera. A vantaggio della Lega ed a svantaggio del M5S. Nella consapevolezza che la collaborazione anomala presto o tardi dovrà finire. Con la Lega alle stelle ed il M5S nella polvere!