La fine dei macroniani d’Italia | Arturo Diaconale

4 Dicembre 2018
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Sono tutti scomparsi i “macroniani” d’Italia, quelli che sognavano di poter assistere anche nel nostro Paese all’avvento di un personaggio in grado di sconfiggere destra e sinistra e dare vita ad una aggregazione centrista aperta all’area progressista. Inizialmente questi macroniani nostrani pensavano che il ruolo dell’attuale presidente francese dovesse spettare a Matteo Renzi, che sembrava il più adatto a realizzare una sorta di copia conforme dell’esperimento compiuto dai cugini d’Oltralpe. Ma il voto del referendum e quello successivo del 4 marzo hanno fatto svanire il sogno. E, sia pure con una certa lentezza, è iniziata una fase di disamoramento dell’esempio francese che si è chiusa in questi giorni alla vista della protesta montante dei gilet gialli contro un presidente incapace di comprendere i sentimenti più profondi del proprio popolo.

I macroniani italiani, dunque, sono tutti spariti. Anche quelli che consideravano addirittura facile raggiungere un risultato simile a quello francese mettendo insieme pezzi del Partito Democratico e di Forza Italia e rigenerare il Macron fallito Matteo Renzi trasformandolo nel “delfino” di Silvio Berlusconi. Diventa sempre più evidente, quindi, che non potrà mai verificarsi la nascita di un terzo polo centrista capace di battere destra e sinistra ma che il sistema politico, invece di diventare tripolare, si ristrutturerà nella forma di un bipolarismo inedito formato da un lato dal centrodestra a trazione leghista e dall’altro da una sinistra a trazione pentastellata.

In questa prospettiva non solo cade ogni ipotesi di un nuovo “Patto del Nazareno” tra Pd e FI, ma diventa facilmente intuibile che il punto di massima frizione tra i due poli saranno le aree moderate dei rispettivi schieramenti. Forza Italia, in altri termini, dovrà fatalmente cercare di strappare voti moderati e centristi al Partito Democratico ed, eventualmente, al partito che Renzi potrebbe formare in chiave di riedizione della vecchia Margherita.

Non sarà il centro a diventare l’asse politico del Paese, ma sarà al centro che si deciderà quale dei due poli antagonisti ed alternativi dovrà assumere questo ruolo decisivo per le sorti della società italiana. Forza Italia, allora, pur essendo minoritaria, può diventare decisiva. Sempre che i suoi dirigenti ne siano consapevoli e all’altezza!