Grazie alla diffusione del coronavirus nel nostro paese il governo evita la crisi e rinvia a data da destinarsi quella verifica che avrebbe probabilmente certificato la sua incapacità di andare avanti.
La circostanza viene accolta dai dirigenti dei partiti della maggioranza con un grande sospiro di sollievo. In nome di una emergenza superiore si accantona il problema di un esecutivo indebolito dai contrasti interni e la prospettiva di una consultazione politica anticipata destinata fatalmente a provocare il ritorno della sinistra all’opposizione e l’avvento del centro destra alla guida del paese.
Ma il salvataggio del governo giallorosso operato dal coronavirus non modifica di una virgola la questione della affidabilità o meno della coalizione governativa. Al contrario, anche se formalmente rinvia la sua verifica ad un momento successivo, la rende ancora più urgente e drammatica. Perché il quesito ora non è più se il governo sia in grado di sopravvivere alle proprie contraddizioni ma se sia capace o meno di fronteggiare l’emergenza superiore del diffondersi dell’epidemia nel paese.
L’interrogativo che va posto è dunque se il governo salvato dal coronavirus sia in grado di combattere ed eliminare lo stesso coronavirus.
Chi ringrazia l’epidemia per aver messo la sordina alla debolezza dell’esecutivo sostiene che non è questo il tempo per sollevare interrogativi del genere e suscitare polemiche che possono intaccare l’unità di intenti e di responsabilità indispensabili per essere all’altezza della situazione.
Ma gli appelli all’unità, anche quello lanciato dal Presidente della Repubblica, non riescono ad espellere da una opinione pubblica fino a ieri colpita dalla debolezza del governo la preoccupazione che una coalizione così lacerata e divisa non sia in grado di bloccare il coronavirus. Ci si può fidare di chi prima ha volutamente sottovalutato il pericolo dell’epidemia considerandolo una esasperazione ingiustificata dei neo-razzisti del centro destra e nel momento in cui si accorge che il rischio è reale mette in stato d’assedio le regioni settentrionali del paese?
Chi pensa che l’emergenza del coronavirus sia la salvezza del governo compie un errore clamoroso. Non calcola che finita l’emergenza anche gli errori nel fronteggiare l’insorgere dell’epidemia verranno messi ingigantiti nel conto da far pagare a Giuseppe Conte. A quel punto non ci potranno più essere responsabili di sorta a cui aggrapparsi per non scomparire!