La grande paura del voto anticipato | Arturo Diaconale

21 Novembre 2018
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La bocciatura da parte dell’Unione europea, lo spread che continua a salire, gli incidenti di percorso in Parlamento, l’incompatibilità sempre più marcata tra leghisti e grillini. Insomma, la strada del Governo è sempre più simile a quelle piene di buche della Roma di Virginia Raggi. Al punto che si parla con sempre maggiore insistenza della ipotesi di elezioni anticipate. Da tenere prima o dopo le elezioni europee se non, addirittura, in contemporanea con il voto per il Parlamento di Strasburgo.

Per esorcizzare questo fantasma si è sempre detto che il vero e principale ostacolo allo scioglimento anticipato delle Camere è rappresentato dalla ostilità dichiarata del Presidente della Repubblica all’eventualità di chiudere la legislatura dopo appena un anno dal suo inizio. Ma questo ostacolo, che pure è importante, non è il solo. Accanto alla opinione contraria e dichiarata di Sergio Mattarella c’è l’interesse, non esplicito ma fin troppo concreto, della stragrande maggioranza dei parlamentari di tutti i partiti con la sola eccezione della Lega di rimanere abbarbicati ai loro seggi di Palazzo Madama e di Montecitorio per i prossimi quattro anni. I primi a mettere i cavalli di Frisia attorno ai propri scranni parlamentari sono i deputati ed i senatori del Movimento Cinque Stelle. Per la stragrande maggioranza di loro, l’elezione è stata come la vincita alla lotteria di Capodanno. Unica, irripetibile e destinata ad assicurare uno stipendio ben remunerato (anche dopo i versamenti al gruppo e l’iscrizione obbligata al Rousseau) per cinque anni di seguito. Quelli del primo mandato non tornerebbero alla disoccupazione o ai bassi redditi di un tempo neppure sotto la minaccia delle armi. E quelli al secondo mandato, consapevoli che non sarà facile aggirare la norma statutaria interna che impedisce una terza candidatura, sono pronti ad immolarsi nei cortili interni di Camera e Senato pur di impedire la fine anticipata della pacchia.

Ma sarebbe ingiusto sostenere che solo i deputati ed i senatori del Movimento Cinque Stelle sono ostili allo scioglimento anticipato. Contrarissimi, per ovvio fatto personale, sono quelli dei partiti d’opposizione. In particolare del Partito Democratico e di Forza Italia, partiti che potrebbero uscire pesantemente penalizzati dalla verifica elettorale lasciando a casa molti degli attuali parlamentari. Il peso dell’interesse personale, che grava sulla stragrande maggioranza dei senatori e dei deputati, non va sottovalutato. In fondo l’ipotesi di un Governo di centrodestra sostenuto da gruppi di “responsabili” poggia solo su questo pilastro inamovibile!