La manovra serve alla Ue ma non all’Italia | Arturo Diaconale

30 Settembre 2019
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La manovra economica che il governo si accinge a varare serve all’Europa ma non serve all’Italia. Garantisce alla Ue che il nostro paese è pienamente allineato all’asse franco-tedesco che guida il vecchio continente con sempre maggiori difficoltà ma non è in grado di realizzare quella scossa che appare sempre più urgente ed indispensabile per far ripartire in maniera stabile l’economia italiana.

La Ue ha favorito in ogni modo la nascita dell’esecutivo guidato da Giuseppe Conte ed assicura il massimo sostegno ala suo precario cammino. In cambio si aspetta che l’Italia non esca neppure di un millimetro dal percorso che le è stato assegnato e che esclude colpi di testa politici ed economici in grado di creare problemi aggiuntivi a quelli esistenti per gli attuali poteri europei.

Dall’Italia, in sostanza, la Ue pretende un comportamento obbediente e privo di acuti di alcun genere. E la manovra del governo giallo-rosso sembra pienamente rispondente a questa richiesta. Non prevede alcuna forzatura del patto di stabilità ma solo una serie di misure destinate ad alzare la pressione fiscale attraverso le aliquote differenziate dell’Iva ed i provvedimenti punitivi del contante, aumento che serve a finanziare l’assistenzialismo voluto congiuntamente dal Movimento Cinque Stelle e dal Partito Democratico.

La manovra, dunque, sarà una manovrina. In perfetta continuazione con quelle dei governi a guida di sinistra di Letta, Renzi e Gentiloni. Che non creerà fastidi all’Europa ma non risolverà in alcun modo i problemi italiani.

Questi ultimi, infatti, possono essere affrontati e risolto solo con misure traumatiche. Che possono essere o la patrimoniale dedicata all’abbattimento del debito o lo sforamento del patto di stabilità per interventi massici capaci di rilanciare l’economia. Ma che rimangono in piedi e si aggravano se si pensa di curarli con i pannicelli caldi che i poteri della Ue pretendono per non avere guai aggiuntivi rispetto a quelli già presenti.

Riflessioni del genere non sono sovraniste o antieuropee. Sono semplicemente ispirate al realismo. Quello che manca a Palazzo Chigi ed a Bruxelles!