Ciò che più colpisce nella campagna elettorale in corso è l’assoluta marginalità dei due principali partiti di opposizione. Partito Democratico e Forza Italia corrono ma è come se non ci fossero. I temi dell’agenda politica vengono fissati da Lega e Movimento Cinque Stelle e democratici e forzisti seguono passivamente come l’intendenza di Napoleone. Per Forza Italia questo comportamento era stato ampiamente pronosticato. La scelta di puntare ancora una volta su Silvio Berlusconi non poteva non rendere il partito assolutamente dipendente dai comportamenti del suo fondatore ed unico ed indispensabile motore. E poiché per ragioni essenzialmente fisiche i comportamenti del Cavaliere sono ridotti e limitati, Forza Italia appare ridotta e limitata. Cioè incapace di giocare un ruolo non di sostituzione ma almeno di affiancamento al suo leader. È vero che questa situazione sembra destinata ad innescare all’interno del partito una grande discussione dopo il voto del 26 maggio. Ma in attesa di un qualche segnale di vitalità, Forza Italia risulta messa agli angoli della scena politica nazionale con conseguenze tutte da verificare al momento dell’appuntamento elettorale.
Ciò che era previsto per il partito di Berlusconi, non era affatto preventivato per quello di Nicola Zingaretti . L’arrivo del nuovo segretario, legittimato da una investitura quasi plebiscitare alle primarie, sembrava destinato ad imprimere una seria spinta propulsiva al maggiore partito della sinistra ed alla principale forza d’opposizione. La propulsione, però, non c’è. Sarà colpa della vicenda della sanità in Umbria o forse della sostanziale astensione dalla campagna elettorale della componente renziana, sta di fatto che l’“effetto Zingaretti” non si sta facendo sentire. Il Pd arranca e si lascia addirittura scavalcare dal Movimento Cinque Stelle anche sulle questioni che fanno parte integrante della sua identità. Quanto successo in occasione del 25 aprile è illuminante. I grillini si sono impossessati del tema dell’antifascismo per attaccare in chiave elettoralistica Matteo Salvini ed a Zingaretti ed a tutta la sinistra non è rimasto altro che mettersi al seguito senza un briciolo di autonomia e capacità d’innovazione.
Malgrado queste marginalità, i sondaggi non sembrano penalizzare troppo Fi e Pd. Ma non sempre i sondaggi hanno ragione. E questa volta potrebbero avere torto marcio!