Ha cominciato Alessandro Di Battista a prendersela con gli italiani definiti “rincoglioniti” perché non votano in blocco il Movimento 5 Stelle. E ora ci si è messo anche Beppe Grillo ad alimentare la polemica pentastellata contro gli abitanti della penisola, sostenendo che gli italiani preferiscono mandare in Parlamento i delinquenti piuttosto che seguire l’indicazione grillina a eleggere le persone normali.
Con la critica agli italiani prima del voto del 4 marzo i dirigenti del M5S si portano avanti. Prevedendo che dalle urne non arriverà quella valanga che secondo i loro intendimenti avrebbe dovuto portare il movimento a conquistare la maggioranza e la possibilità di formare il governo, anticipano la scontata contestazione che muoveranno contro il corpo elettorale dopo aver registrato la mancata vittoria. Non si tratta di un comportamento politicamente nuovo. Tutti quelli che perdono le elezioni tendono a prendersela con gli elettori che non hanno capito piuttosto che riconoscere i propri errori. Ma accanto a questa tendenza ad uniformarsi ai ricorrenti atteggiamenti degli sconfitti, il farlo preventivamente aggiunge un elemento di diversità nella polemica contro gli italiani di Grillo e Di Battista.
Questo elemento non è solo il vezzo intellettuale dell’anti-italianità fin troppo ricorrente nella storia del nostro Paese. Ma è anche lo stupore per la scoperta che alla stragrande maggioranza dei cittadini del nostro Paese pare assolutamente balzana l’idea che in Parlamento, a fare leggi e a governare, ci possa andare chiunque. Anche e soprattutto chi non ha alcuna preparazione per farlo. Grillo si stupisce per il rifiuto degli italiani di concepire l’idea dell’uguaglianza separata da quella della competenza. Per lui i concetti di competenza, capacità e merito tendono a cancellare quello dell’uguaglianza. Per cui vanno banditi se si vuole applicare il principio della parità di tutti i cittadini e se gli italiani non lo hanno capito vuol dire che si meritano di essere guidati da chi spaccia la mascalzonaggine come un merito.
Naturalmente serve poco rilevare come quella di Grillo sia una concezione dell’uguaglianza grossolana, da “Libretto rosso” della rivoluzione culturale di Mao. Nella democrazia rappresentativa tutti i cittadini hanno pari diritti nello scegliere di essere rappresentati da chi preferiscono. C’è chi punta sui capaci di avere buone leggi e buon governo e chi sugli inadeguati per poter continuare a pensare che tutti sono capaci di fare tutto. Grillo, però, si guarda bene dall’affidare a chiunque altro le sue performance teatrali. Sa bene che per calcare le scene ci vuole talento e preparazione!