Le consultazioni e la matematica | Arturo Diaconale

3 Aprile 2018
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Nessuno ha la palla di vetro per vedere il futuro. E nessuno è in grado di stabilire quando e come le consultazioni del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, giungeranno a conclusione. C’è chi prevede tempi lunghissimi e chi, come Silvio Berlusconi, sente “aria di governo”.

Nessuno ha la palla di vetro per vedere il futuro. E nessuno è in grado di stabilire quando e come le consultazioni del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, giungeranno a conclusione. C’è chi prevede tempi lunghissimi e chi, come Silvio Berlusconi, sente “aria di governo”.

In generale, però, tutte le previsioni che si fanno sono legate a incognite da verificare. E hanno la stessa probabilità di successo che una puntata al tavolo verde di un qualsiasi casinò italiano o straniero. Ma in tanta incertezza qualche punto fermo comunque esiste. Ed è bene rilevarlo per fare almeno un minimo di chiarezza su un tavolo pieno di fattori di confusione e di instabilità.

Il primo elemento di chiarezza è quello che dipende dai risultati elettorali. Il 32 per cento del Movimento Cinque Stelle è un risultato importante ma ben lontano dal 50,1 per cento necessario per formare un governo a guida Di Maio. Il 37,5 della coalizione del centrodestra è un risultato ancora più importante di quello grillino ma anch’esso è ben lontano dalla soglia fatidica della maggioranza ed essendo formato dai risultati ottenuti dai singoli partiti della coalizione continua ad avere valore solo se la coalizione non si scompone e rimane strettamente unita.

I nostalgici del compromesso storico degli anni Settanta scambiano la coalizione di centrodestra per la vecchia Democrazia Cristiana e il Movimento 5 Stelle per il vecchio Pci e puntano su un’alleanza diretta tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio che ripeta l’esperienza della solidarietà nazionale cercando di mettere ai margini Forza Italia visto che il suo presidente e fondatore è oggetto di una pregiudiziale irremovibile da parte dei dirigenti e degli elettori grillini.

Ma la storia non si ripete mai in maniera automatica. Tanto più che non esiste alcuna emergenza democratica simile al rapimento di Aldo Moro per invocare una linea della fermezza capace di cementare l’abbraccio tra gli interpreti principali del moderno compromesso storico. Per cui, visto che senza Berlusconi il centrodestra si scioglie e la Lega rimane con il suo 17 per cento, è molto facile che le consultazioni dimostrino che il Movimento Cinque Stelle non è in grado e non vuole governare preferendo rimanere nella sua condizione di forza antisistema in perenne campagna elettorale. E che la partita del governo diventi un terreno di gioco, con formule ancora da inventare, tra le forze che rappresentano il 68 per cento alternativo al 32 per cento grillino.

È la matematica, bellezza!