Nel giorno in cui il sottosegretario Giancarlo Giorgetti ha rivelato che gli esponenti del Movimento Cinque Stelle ed, in particolare, i ministri grillini hanno “un dossier su tutti”, il sottosegretario agli Affari regionali del Movimento, Stefano Buffagni, ha comunicato che non sono opera dell’”intelligence” del Movimento le informazioni personali sulla collaboratrice del ministro Giovanni Tria apparse su “Il Fatto” e “La Verità”.
Mettendo insieme due notizie tra loro scollegate si deve necessariamente concludere che il Movimento Cinque Stelle prepara dossier sulle persone mediante un’intelligence adeguatamente allestita allo scopo. Non si sa se questa intelligence sia interna o sia esterna, cioè se sia formata da militanti del Movimento o se sia assicurata da una o più società che svolgono attività di investigazione e di raccolta di informazioni in base a contratti commerciali.
La differenza non ha un valore particolare. Dossieraggio si fa in un modo e dossieraggio si fa nell’altro. Ma introduce un interrogativo sulla notizia apparsa nei giorni scorsi secondo cui alcune società specializzate in intercettazioni telefoniche che operano abitualmente per le principali Procure italiane hanno raccolto ed archiviato informazioni su centinaia di cittadini non sottoposti ad indagini da parte della magistratura. Se è vero che a pensar male si fa peccato ma spesso si coglie nel segno, si dovrebbero collegare tra loro le tre diverse notizie rilevando come da sempre la stampa vicina al M5S abbia rapporti privilegiati con alcune Procure e singoli magistrati inquirenti e concludere formulando un inquietante interrogativo sui rapporti tra la presunta intelligence grillina e queste società legate da rapporti commerciali con le Procure.
Senza perdersi in supposizioni astratte e, al momento, prive di riscontri, è però evidente come il quadro emerso da una serie di notizie di cronaca sia estremamente inquietante ed imponga chiarimenti immediati. È vero che un partito che gode della maggioranza nella compagine governativa ed esprime non solo il Presidente del Consiglio ma anche il ministro della Giustizia può contare su una struttura di intelligence per indagare sui ministri dei partiti alleati, sui loro collaboratori e su chiunque possa essere anche vagamente candidato a qualche carica pubblica? In cosa consiste la struttura a cui ha fatto riferimento il sottosegretario Buffagni? E, soprattutto, questa struttura riservata ha qualche tipo di rapporti con la magistratura ed i servizi di intelligence dello Stato? Un simile apparato opera sul terreno della legalità? O, al contrario, rappresenta un corpo separato che compie atti illeciti e lesivi non solo del diritto alla riservatezza dei cittadini ma, anche e soprattutto, dei valori di libertà e di democrazia sanciti dalla Costituzione?
Caro Matteo Salvini, in qualità di ministro dell’Interno, se ci sei batti un colpo!