Moscovici ha un pizzico di ragione | Arturo Diaconale

14 Settembre 2018
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C’è un pizzico di verità nell’affermazione del commissario Ue Pierre Moscovici secondo cui in Italia non c’è un Hitler ma tanti piccoli Mussolini. Questo pizzico non riguarda il rischio inesistente di un ritorno al fascismo che sembra essere diventata l’ossessione paranoica della sinistra italiana ed europea. E neppure la tendenza alla forzatura dei toni antieuropei dei leader nazionali dei partiti di governo. Forse Moscovici ha pensato a questi aspetti quando se n’è uscito con la sua sciocca battuta. Ma l’unica parte di verità delle sue parole riguarda la singolare e ricorrente tendenza dei politici nostrani, questa sicuramente di stampo mussoliniano, a riportare sempre e comunque lo Stato al centro della scena politica ed economica nazionale.

“Tutto nello Stato, niente al di fuori dello Stato, nulla contro lo Stato”. Benito Mussolini aveva fatto proprio questo principio di tradizione giacobina perché voleva nazionalizzare e normalizzare il movimento fascista e perché era convinto che solo il massimo intervento dello Stato avrebbe potuto realizzare la modernizzazione autoritaria del Paese e forgiare una nuova genia di italiani. I neo-statalisti di oggi, in particolare i dirigenti del Movimento Cinque Stelle, da Luigi Di Maio a Roberto Fico, non hanno nessuna di queste esigenze nella testa ma credono che, avendo conquistato lo Stato entrando a far parte del Governo, siano obbligati a utilizzarlo al massimo per consolidare e perpetuare il loro potere.

Di Maio è un perfetto esempio di questo mussolinismo inconsapevole. Ogni suo atto e detto è rivolto a ribadire il predominio dello Stato sulla società italiana. Si deve cambiare il presidente della Consob? Di Maio dice che serve “un servitore dello Stato”. Si deve risolvere il caso Alitalia? Di Maio sostiene che bisogna ridare allo Stato il controllo della compagnia di bandiera. C’è da ricostruire il ponte di Genova? Di Maio stabilisce che solo lo Stato può farlo attraverso una sua società, anche se quella in questione costruisce navi e non viadotti.

La carrellata degli esempi potrebbe andare avanti a lungo. A dimostrazione che una parte dell’eredità mussoliniana è stata fatta propria dal capo politico del Movimento Cinque Stelle impegnato ad applicare la regola del “tutto nello Stato, niente al di fuori dello Stato, nulla contro lo Stato”.

Qualcuno, però, dovrebbe spiegare al Mussolini piccolo piccolo pentastellato che la ricetta dello statalismo autoritario è stata applicata nel secolo passato non solo in Italia, ma in mezzo mondo. E ha prodotto solo e soltanto fallimenti. In particolare di chi se ne faceva promotore!