È da tempo che Silvio Berlusconi sostiene la necessità di un rinnovamento radicale di Forza Italia fondato sull’apertura a quella “Altra Italia” che è estranea alla vita del partito ma che è ricca di individualità, competenze ed energie disposte ad impegnarsi per una nuova “rivoluzione liberale”.
Il disegno, come tutte le intuizioni del Cavaliere, non è solo fascinoso ma indispensabile. Se si vuole contribuire a risollevare il Paese compiendo quella “rivoluzione liberale” che è stata solo abbozzata ma mai realizzata in pieno negli ultimi vent’anni, è indispensabile avere un partito che non solo porti avanti con coerenza questa istanza ma che sappia rinnovarsi aprendosi al contributo di forze nuove, fresche, innovatrici. Nessun dubbio che questo partito sia Forza Italia. Perché per fare la rivoluzione liberale ci vogliono i liberali, siano essi liberali storici, liberali riformatori o liberali popolari. E tutti questi liberali non figurano né nel blocco statal-sovranista della destra, né, tantomeno, in quella sinistra che ha utilizzato le idee di libertà per nascondere il fallimento della propria storia e per continuare a perpetuare i propri privilegi.
Per sostenere ed affermare i valori della democrazia liberale, quindi, serve una Forza Italia rinnovata secondo l’intuizione berlusconiana. Ma questo rinnovamento può avvenire ad una sola condizione. Che il processo non promani dall’alto ma si sviluppi autonomamente dal basso mandando in soffitta il metodo della cooptazione ed applicando quello della discussione e della competizione democratica.
Forza Italia è al momento formata solo dalla cosiddetta “Area Alta”, cioè dalla comunità dei cooptati nelle cariche elettive naturalmente portata ad autoproteggersi ed a blindarsi a causa della crisi di una forza politica passata dall’essere egemone nel centrodestra al ruolo di componente provvista solo di utilità marginale. C’è bisogno di una “Area Bassa” formata da non garantiti proveniente dai quadri minori, dai simpatizzanti e dai mondi della produzione e della cultura. Che in maniera autonoma prenda forma e si caratterizzi come interlocutore critico e stimolante dell’“Area alta” innervando Forza Italia di quei fermenti e di quelle energie in grado di fermarne il declino e di assicurarne il futuro di sola portatrice dei valori della rivoluzione liberale. Certo, la nascita di un’“Area bassa” comporta inevitabilmente l’apertura di un confronto critico con l’“Area alta”. Ma questa è la democrazia. Senza la quale il declino è certo!