Opposizione dura od opposizione morbida? Contestazione aprioristica o valutazione di volta in volta sulla sostanza delle questioni? Dal punto di vista del Pd, renziano o non renziano che sia, il dilemma non si pone neppure. L’unica speranza del Partito Democratico di recuperare almeno una parte dell’elettorato perduto passa attraverso l’intransigenza assoluta nei confronti del prossimo governo Conte. L’opposizione senza limiti e cedimenti di sorta può essere l’ultimo fattore unificante dei vari spezzoni della sinistra. Ed è facile preventivare che Renzi ed i suoi nemici del fronte progressista si butteranno a capofitto su questa linea. Che, almeno per il momento, ha anche il vantaggio di continuare a tenere stretti i rapporti tra la sinistra e quelle caste privilegiate dei settori dell’economia, della burocrazia e della cultura che manifestano la loro avversione di natura quasi antropologica ai nuovi “barbari” attraverso i principali media del paese.
Gli interrogativi sul tipo di opposizione al governo giallo-verde sembrerebbero destinati ad avere una risposta analoga da parte delle forze del centrodestra scaricate da Matteo Salvini in favore dell’abbraccio con Di Maio. Dentro Forza Italia e dentro Fratelli d’Italia molti tendono a rispondere alla nascita dell’esecutivo arroccandosi attorno alla retorica del tradimento salviniano. Altri, per la verità, si comportano altrimenti cercando di salire al volo sul carro del vincitore. Ma dei trasformisti è inutile parlare perché non hanno alle spalle alcuna altra motivazione oltre quella dell’interesse personale.
Il dilemma della opposizione intransigente o benevola si pone solo per chi vuole perseguire un qualche progetto politico. Che non può essere di diventare la “guardia bianca” di caste privilegiate che da sempre rivendicano il loro ruolo di aristocrazia della sinistra e manifestano una sorta di disprezzo razziale nei confronti del centrodestra. Ma rimane la difesa dell’unità del centrodestra considerata l’unica formula politica in grado di governare il paese anche dopo il superamento della fase del populismo al potere.
Questo progetto impone di applicare la strategia del bastone e della carota. Bastone quando il governo Conte scivolerà sulla decrescita infelice, sul giustizialismo dozzinale e sul populismo becero ma anche carota se e quando si avvierà la riduzione della pressione fiscale e quando si imposterà il rapporto con l’Europa non in chiave di negazione e di uscita ma di indispensabile riequilibrio tra paesi mediterranei e paesi continentali.
Sarebbe sciocco regalare al governo giallo-verde i temi caratterizzanti del centrodestra rinunciando al tentativo di farli pesare nell’azione governativa più di quelli della componente grillina. E ritrovarsi a fare da truppa di supporto di una sinistra ferma nella difesa dei vecchi privilegi.
Opposizione intransigente o morbida? Più che altro intelligente!