Se Franceschini sconfessa se stesso | Arturo Diaconale

5 Novembre 2019
diaconale5novembre2019.jpg

Anche il governo giallo-verde di M5S e Lega doveva essere l’ultimo (oltre che il primo) della legislatura. Sappiamo, però, come è andata. La caduta del primo governo Conte non ha portato alle elezioni anticipate ma, sulla base delle regole della democrazia parlamentare che consentono di formare ogni genere di governo purché provvisto di maggioranza in Parlamento, ha prodotto la nascita del secondo governo Conte con il Pd e Leu al posto della Lega.

Dario Franceschi, il principale artefice del governo giallo-rosso proprio sulla base del principio che se c’è maggioranza c’è automaticamente il governo, sostiene ora ciò che sosteneva a suo tempo Matteo Salvini. Che se cade il governo bisogna andare ad elezioni senza esitazioni di sorta. E non tiene in alcun conto dell’argomentazione sui governi che si formano in parlamento con cui aveva promosso la realizzazione del Conte-bis.

Il curioso caso di Franceschini che smentisce se stesso dimostra che in caso di crisi di governo non esiste alcun obbligo di andare immediatamente al voto anticipato. Può essere che in sintonia con il Ministro della Cultura anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sia convinto della ineluttabilità dello scioglimento delle Camere in caso di caduta dell’esecutivo attuale. Ma se in caso di crisi si determinassero in Parlamento numeri e volontà per dare vita ad un nuovo governo, al Capo dello Stato non rimarrebbe altro che piegare il capo e prendere atto della sovranità parlamentare.

Al momento, naturalmente, l’unica possibilità concreta di arrivare al terzo governo della legislatura è quella prospettata da Matteo Renzi, cioè la formazione di un governo giallo-rosso senza Giuseppe Conte. Oggi M5S e Pd difendono a spada tratta il Presidente del Consiglio. Ma se per caso il prossimo voto in Emilia-Romagna dovesse concludersi con una nuova disfatta per i due partiti, è ipotizzabile che Di Maio e Zingaretti possano cambiare idea di fronte alla prospettiva di andare ad un voto nazionale distruttivo.

Esiste, infine, una ipotesi al momento irrealistica ma che, comunque, non può essere scartata del tutto. E se in nome del proprio anti-grillismo e della necessità di salvare il paese dal caos di Grillo, una Italia Viva progressivamente rinforzata in Parlamento da trasfughi provenienti dal Pd e dal M5S, proponesse al centro destra di formare un governo di salvezza nazionale fino alla elezione di un nuovo Presidente della Repubblica scelto dalla nuova maggioranza?

Follia? Può essere. Ma come escludere che un alchimista parlamentare come Franceschini non la tema?