Incomincio da oggi sui social una rubrica settimanale dedicata alla S.S. Lazio in cui svolgo il ruolo di Portavoce del Presidente Claudio Lotito e direttore della Comunicazione.
Per chi è digiuno di storia calcistica di Roma i festeggiamenti per il centoventesimo anniversario della fondazione della S.S. Lazio forniscono la spiegazione più semplice dell’affermazione secondo cui quella biancoceleste è la prima squadra della Capitale.
Ma accanto a questa spiegazione, fondata sulla inequivocabile constatazione che la S.S. Lazio è nata il 9 gennaio del 1900 prima di ogni altra squadra nata all’ombra del Campidoglio e partecipante al massimo campionato nazionale, c’è un seconda argomentazione che non poggia sul dato anagrafico ma su un merito altrettanto indiscutibile. Nel secondo dopoguerra le infinite traversie societarie avevano trasformato la Lazio in “Lazietta”. Cioè in una squadra di antico lignaggio caduta in disgrazia. Che per una serie di circostanze straordinarie poteva anche compiere imprese impossibili come la conquista di uno scudetto o la disperata salvezza dal “meno nove”, ma rimaneva sempre e comunque Lazietta. E tale restava anche quando si ritrovava un Presidente che apriva la fase dell’ingresso della finanza nel mondo del pallone e conquistava con grandissimi campioni il secondo scudetto.
Oggi la Lazietta è diventata Lazio. Ha compiuto un salto di qualità grazie alla crescita ed alla continuità societaria assicurata dall’impegno di Claudio Lotito. E da nobile decaduta capace occasionalmente di ottenere risultati eccezionali è diventata in maniera stabile una delle eccellenze del calcio italiano in grado di rivendicare legittimamente, grazie al proprio rendimento, il ruolo di prima squadra della Capitale.
Chi lo nega, paradossalmente, lo ammette e lo conferma. Perché implicitamente confessa che il tempo in cui la competizione era solo con la Juventus o con l’Inter ed il Milan è finito. Ora c’è anche e soprattutto (per chi vive sotto il Campidoglio) una Lazio senza diminutivi di sorta!