Si discute molto animosamente sulla decisione della Gip di Agrigento, Alessandra Vella, di mettere in libertà la capitana della Sea-Watch Carola Rackete respingendo tutte le accuse che erano state mosse nei suoi confronti e che le avevano provocato gli arresti domiciliari. La discussione è sul merito del provvedimento ma, soprattutto, sulle conseguenze della decisione della magistrata.
Entrambe le questioni, però, sono condizionate dai pregiudizi di parte. Le ragioni giuridiche su cui poggia la decisione della Gip agrigentina vengono fieramente sostenute da chi ha compiuto una scelta di campo netta a favore dell’”eroina” Carola. Al tempo stesso, chi considera la “capitana” della Sea-Watch una “criminale” non ha alcun problema a contrapporre alle argomentazioni della magistrata siciliana motivazioni giuridiche esattamente opposte.
Le stesse pregiudiziali di parte valgono per l’analisi delle conseguenze della liberazione della “santa” o “criminale” Carola. C’è chi non ha dubbi nel definire la sua liberazione una sconfitta netta del ministro dell’Interno Matteo Salvini ed una conferma della indipendenza e dell’autonomia della magistratura. E chi si frega le mani nella convinzione che a colpi di sconfitte del genere la Lega finirà inevitabilmente con il diventare un partito destinato a superare il quaranta per cento dei consensi degli italiani.
Manca nel dibattito una qualsiasi considerazione sul fatto che la decisione della Gip agrigentina fissa l’assioma secondo cui non esistono porti sicuri nel Mediterraneo al di fuori di quelli italiani e stabilisce la regola che qualunque legge possa essere emanata dal Parlamento nazionale per bloccare o controllare i flussi dei migranti potrà essere tranquillamente ignorata in nome delle leggi internazionali e delle ragioni umanitarie contenute nei principi della nostra Costituzione.
Insomma, la Gip di Agrigento ha stabilito a nome della magistratura italiana che per le condizioni particolari esistenti nel Mediterraneo e per le norme internazionali e per lo spirito della Carta costituzionale, l’accoglienza deve essere priva di qualsiasi limite e freno.
Papa Francesco, i vescovi progressisti e la sinistra in preda a sindrome umanitaria saranno felici. Le navi Ong ora hanno libero accesso ai porti italiani. Ma forse ancora più contento sarà Salvini. Che si prepara ad attendere gli inevitabili nuovi arrivi per diventare il mattatore assoluto della scena politica italiana!