Anticorruzione e finanziamenti ai partiti | Arturo Diaconale

25 Settembre 2019
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Un mese, un mese solo di attesa. Ed i magistrati che il giorno stesso della nascita del nuovo partito di Matteo Renzi hanno avviato l’inchiesta sui finanziamenti alle Fondazioni create dall’ex premier, avrebbero evitato l’accusa di giustizia persecutoria ad orologeria. Ma tant’è. Ormai l’opinione pubblica italiana è talmente abituata a sospettare l’esistenza di interessi politici ed ideologici nelle iniziative delle Procure che la politicizzazione viene data per scontata. Come se l’uso politico della giustizia fosse ormai entrato a fare parte della Costituzione materiale e facesse parte integrante dei metodi e dei meccanismi della vita pubblica del paese.

Naturalmente indagare sulla provenienza dei finanziamenti ai potenti è più che legittimo. Anzi, dovrebbe diventare una prassi costante da applicare, magari ad opera dell’Anticorruzione, nei confronti di ogni soggetto politico. Perché finito il finanziamento pubblico dei partiti, qualsiasi organizzazione intenda partecipare alla vita pubblica non può fare a meno di raccogliere fondi per sostenere le proprie attività. E rendere trasparente questa raccolta sarebbe indispensabile per mettere in condizione i cittadini di compiere al meglio le proprie scelte.

Invece la legislazione attuale, segnata da vincoli facilmente aggirabili, sembra fatta apposta per rendere oscura la fase del finanziamento privato dei partiti. Il nodo centrale è quello del rapporto tra forze politiche e lobby. Cioè tra associazioni non riconosciute (i partiti) ed organismi privati che perseguono i propri interessi senza alcun tipo di riconoscimento o regolarizzazione sul piano giuridico.

I partiti, soprattutto quelli che si trovano al governo (ma le grandi lobby non dimenticano mai anche le forze d’opposizione che un giorno potrebbero entrare nella stanza dei bottoni), sono oggetto continuo delle attenzioni dei portatori di interessi che chiedono norme e provvedimenti a proprio vantaggio. È la normalità. Così come è assolutamente ricorrente che in cambio dei vantaggi si trovino formule di pagamento capaci di aggirare le ridicole norme sul finanziamento delle forze politiche. Ciò che è anormale è che tutti siano consapevoli che la corruzione passi attraverso questi buchi, che nessuno rilanci il tema del finanziamento pubblico e di una legge sulle lobby e che il controllo della magistratura non sia preventivo nei confronti di tutti i soggetti interessati ma sempre e soltanto successivo e sulla base di una qualsiasi opportunità politica.

Chi finanziava le Fondazioni di Renzi si aspettava riconoscenza. Ma anche chi finanzia Rousseau o qualsiasi organismo creato delle forze politiche per raccogliere fondi non lo fa per beneficenza. Anticorruzione per tutti!