Giuseppe Conte è diventato l’ultima speranza ed il nuovo campione dei perenni golpisti nostrani, quelli che considerano la democrazia parlamentare lo strumento più adatto per infischiarsene della volontà popolare espressa dalle urne ed indirizzare la politica nazionale secondo i propri interessi ed a tutela dei propri privilegi.
Conte viene dipinto da costoro come il nuovo Mario Monti, cioè il tecnico che in caso di crisi di governo dovrebbe succedere a se stesso contando su una nuova maggioranza di unità nazionale formata da Partito Democratico, Movimento Cinque Stelle e Forza Italia in grado di chiudere nel ghetto dell’estrema destra la Lega e Fratelli d’Italia, portare la legislatura fino alla scadenza naturale e, nel frattempo, eleggere un successore di Sergio Mattarella rigorosamente in linea con il tradizionale establishment italiano, europeo e Vaticano.
Ma i teorici di questa versione montiana dell’attuale Presidente del Consiglio scambiano le loro speranze in realtà e non fanno i conti con alcuni dati di fatto incontrovertibili. I più evidenti sono che Cinque Stelle, Partito Democratico e Forza Italia non sono affatto delle falangi macedoni pronte ad immolarsi in maniera compatta di fronte agli umori prevalenti del corpo elettorale per consentire ai golpisti di continuare all’infinito nei lori giochi antidemocratici. Riportare al governo il Pd, sia pure con la copertura di una presunta unità nazionale, costituirebbe un trauma per gli elettori ed una parte cospicua dei gruppi parlamentari del Movimento grillino. Conte sarebbe in grado di rassicurare costoro o, proprio perché benedetto dal Colle, dal Vaticano e dalla Ue di Angela Merkel ed Emmanuel Macron, diventerebbe il simbolo del tradimento dei valori e degli ideali del giustizialismo grillesco?
È certo, poi, che il Pd seguirebbe compatto l’ispiratore Dario Franceschini ed il suo esecutore Nicola Zingaretti nell’impresa di camuffare Conte da Monti e Mattarella da Napolitano?
La ripresa della guerra in atto all’interno del partito tra i sostenitori dell’attuale segretario e gli amici di Matteo Renzi, che conta sempre su molti sostenitori nei gruppi parlamentari, è significativa. All’appuntamento franceschiniano il Pd arriverà lacerato e molti dei suoi voti non finiranno mai a sostegno del Conte-bis in versione montiana. Lo stesso vale, e forse ancora di più, per Forza Italia. Di fronte all’ennesimo golpe cattocomunista solo qualche disperato potrebbe essere tentato di rompere ogni rapporto con i propri elettori in cambio di una ininfluente poltroncina di sottogoverno.
Conte, infine, sarebbe sul serio disposto a svolgere il ruolo di fantoccio dei poteri declinanti in Italia ed in Europa dopo essere stato quello di Matteo Salvini e Di Luigi Maio?
L’esperienza di Monti, usato e gettato, gli dovrebbe essere da insegnamento!