Per il Governo il varo definitivo della manovra segna il passaggio dal tempo degli annunci a quello delle decisioni. Fino a quando la stagione delle promesse e delle assunzioni di impegni impossibili è potuta durare, la luna di miele tra l’Esecutivo giallo-verde e l’opinione pubblica italiana è andata avanti senza flessioni di sorta. Nel momento in cui si è dovuto obbligatoriamente chiudere quella fase e compiere delle scelte concrete fatalmente destinate a deludere le attese eccessive ed a penalizzare settori e categorie, il consenso dei partiti di governo è incominciato a scendere.
Se le elezioni europee, la vera cartina di tornasole degli umori reali degli italiani, fossero state indette per gennaio, la fine della luna di miele sarebbe risultata infinitesimale. Ma le elezioni si terranno a maggio ed anche se da adesso alla primavera rifiorirà la stagione delle promesse mirabolanti e degli impegni impossibili, ogni forzatura della campagna elettorale avrà come riscontro la manovra con tutte le sue penalizzazioni concrete. E non sarà facile per le due componenti dell’Esecutivo giallo-verde fermare l’erosione di consenso provocata dai fatti concreti.
Tra Lega e Movimento Cinque Stelle chi è messo peggio è sicuramente il partito grillino. I sondaggi presenti indicano che dal 4 marzo scorso ad oggi i Cinque Stelle hanno perso più di cinque punti. E che la tendenza sembra destinata ad andare avanti fino, addirittura, a far scendere per maggio il partito del 32 per cento iniziale fino al limite del 20 per cento.
Luigi Di Maio e l’intero gruppo dirigente del movimento sembrano essere consapevoli di questa preoccupante prospettiva. E contano di frenare ed invertire la parabola discendente puntando sul ritorno in Italia di Alessandro Di Battista, cioè del leader dell’ala più radicale del partito. A sua volta, anche Matteo Salvini appare consapevole del rischio erosione ed è facile prevedere che farà di tutto per presentarsi al proprio bacino elettorale di centrodestra come l’unico in grado di tenere a freno l’incompetenza avventuristica dell’alleato grillino.
Ma ogni tentativo di recupero di consenso è destinato a sbattere contro la manovra. Che non ha sconfitto la povertà, ma che (e non poteva essere altrimenti) ha portato nuove lacrime e sangue a carico delle fasce medio-basse, cioè della maggioranza del Paese. I fatti pesano più delle parole e chi pensa il contrario ne dovrà prendere atto a maggio.