Ex Ilva, se la magistratura indaga su se stessa | Arturo Diaconale

19 Novembre 2019
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Si fa sempre più concreto il rischio che la vicenda dell’ex Ilva diventi un caso di schizofrenia italiana destinato ad avere una rilevanza mondiale. La scelta del governo, su intimazione del Movimento Cinque Stelle, di delegare alla magistratura la soluzione della questione incomincia a produrre i primi effetti nefasti. Le Procure di Milano e di Taranto, che con le loro azioni giudiziarie puntano a costringere l’Arcelor Mittal a rinunciare al recesso del contratto di acquisizione dell’acciaieria, stanno creando le condizioni per far esplodere una delle più gravi contraddizioni del sistema giudiziario italiano, quella della cosiddetta giustizia arlecchino segnata dai comportamenti conflittuali dei magistrati delle più diverse Procure.

Se le inchieste aperte a Milano ed a Taranto, dirette ad accertare le responsabilità civili e penali di chi attenta alla produttività ed agli interessi nazionali bloccando l’impianto tarantino, andranno avanti, dovranno necessariamente prendere atto dell’esistenza di una disposizione della Procura di Taranto che impone alla ArcelorMittal di procedere entro il 13 dicembre o al risanamento ambientale o alla chiusura dell’altoforno 2. Questa disposizione, visto che l’azienda considera impossibile risanare gli impianti entro la data stabilita dalla Procura, comporta la chiusura anche degli altri due altoforni e la paralisi definitiva dell’acciaieria.

Esiste dunque la possibilità concreta che i magistrati milanesi e tarantini entrino in aperto conflitto con i colleghi di Taranto che, sulla base di lunghe inchieste precedenti sugli effetti devastanti dell’inquinamento ambientale sui lavoratori e sui residenti della città pugliese, stanno costringendo l’ArcelorMittal a staccare la spina. E c’è di più. Se alcune Procure minacciano la galera nel caso l’acciaieria venga chiusa ed un’altra Procura minaccia il carcere se la stessa acciaieria rimanga aperta, quale potrà mai essere il comportamento di chi fa impresa in Italia o pensa di poter far impresa in un paese come il nostro dove la politica demanda la politica industriale alla magistratura e quest’ultima indaga se stessa cancellando ogni possibilità di iniziativa industriale?

È arrivato il momento di dire “basta” a tanta follia!