Che c’è dopo la minaccia di Matteo Salvini di togliere la scorta a Roberto Saviano e la replica dello stesso Saviano a colpi di “buffone” e di “ministro della malavita”? L’attenzione generale è rivolta allo scambio di minacce e di insulti tra il leader leghista e lo scrittore anti-camorra. Con tanto di confronto tra i tifosi di Salvini che plaudono all’ipotesi di togliere la scorta al professionista dell’antimafia e quelli di Saviano che augurano al leader leghista di finire a piazzale Loreto impiccato a testa in giù. Ma a nessuno passa per la testa di chiedersi quale possa essere il punto d’arrivo della spirale incontrollata fatta da parole che grondano odio e disprezzo non solo tra i soggetti interessati ma, soprattutto, tra i loro sostenitori.
Questo punto d’arrivo può essere la guerra civile? L’eventualità è da scartare. Per la semplice ragione che nel nostro Paese le uniche guerre civili che si sono sempre effettuate sono quelle che le minoranze in contrasto tra loro combattono a fianco di eserciti di Paesi diversi in guerra tra loro nella penisola. Non essendoci eserciti stranieri a cui affiancarsi per scannarsi a vicenda cade automaticamente il pericolo di guerra civile.
Ma il rischio che incombe sul nostro Paese a causa della spirale di odio innescato dal voto del 4 marzo non è meno drammatico di una guerra fratricida. È quello di vedere innescato un clima di tensione talmente forte da provocare non solo gesti sconsiderati da parte dei cervelli più deboli e deviati, ma anche da paralizzare l’intera società italiana impedendole qualsiasi tipo di ripresa e di sviluppo.
La prima possibilità, quella dei gesti sconsiderati, è accentuata dalla paranoia dilagante sui social network. Se in passato i gesti sconsiderati potevano essere isolati, oggi che la sconsideratezza è il tratto caratterizzante della Rete questi gesti possono moltiplicarsi a dismisura. La seconda possibilità, quella della paralisi per eccesso di tensione, è già in parte in atto. Quale ripresa potrà mai partire in un clima di odio diffuso e di intolleranza generalizzata?
Da ministro dell’Interno Salvini dovrebbe ricordare che il suo impegno principale è di assicurare l’ordine pubblico e non di alimentare il disordine mentale e parolaio per esigenze elettorali. Ma da auto-icona della sinistra anche Saviano dovrebbe farla finita con il narcisismo esibizionista e puntare sull’autocontrollo e sul senso di responsabilità. I due, che si alimentano a vicenda, dovrebbero ricordare che la frase latina “simul stabunt” è completata dal “simul cadent”!