La concorrenza elettorale fa male al centrodestra | Arturo Diaconale

17 Gennaio 2019
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Una delle previsioni più ricorrenti sulla evoluzione della politica italiana dice che nel momento in cui il voto europeo riequilibrerà drasticamente l’attuale differenza di consenso tra la Lega ed il Movimento Cinque Stelle, scatteranno le condizioni per la rottura del patto di governo. A quel punto, sempre secondo questa previsione, visto che nessuno si sognerà di far scivolare la crisi verso le elezioni anticipate, si creeranno le condizioni per quella soluzione parlamentare indicata da Silvio Berlusconi che prevede la formazione di una compagine governativa di centrodestra appoggiata da “responsabili” provenienti dalla sinistra o dal grillismo dissidente.

Fino ad ora questa previsione non ha avuto contro-indicazioni. Al contrario, il contenzioso crescente tra leghisti e grillini ha alimentato la credibilità dello scenario portando nuovi argomenti alla tesi secondo cui il voto di maggio porterà all’esplosione dei rapporti tra gli attuali alleati di governo spianando la strada ad ritorno dell’unità del centrodestra.

Nessuno, però, sembra valutare che la campagna elettorale non riguarda solo Lega e M5S ma anche le altre forze politiche e che la conflittualità tra i partiti acuita dal sistema proporzionale delle elezioni europee non deteriora solo i rapporti tra leghisti e grillini ma anche quelli tra i diversi soggetti del centrodestra rendendo impossibile qualsiasi ipotesi di ritorno all’unità.

Questa considerazione dovrebbe suggerire a Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia di non forzare troppo la mano nelle rispettive campagne elettorali. Ma una raccomandazione del genere si scontra con l’esigenza di ciascuno di questi partiti di raggiungere il massimo risultato possibile alle europee. E poiché per farlo ognuno deve cercare di strappare consensi al proprio vicino, è fin troppo evidente che il rischio di arrivare al voto europeo con il logoramento definitivo del centrodestra è assolutamente realistico.

Questo rischio rappresenta il cemento più forte per il Governo giallo-verde. Che potrà anche arrivare a pezzi a maggio, ma che non si frantumerà mai fino a quando a tenerne insieme i pezzi sarà l’assenza di una alternativa realistica e percorribile.