L’Isis ha annunciato la sua uccisione definendolo un “crociato” che combatteva contro l’Islam. L’Anpi di Firenze sostiene che si tratta di un combattente per l’eguaglianza e la libertà e si propone di celebrarlo come un partigiano.
Insomma, a stare agli ultimi difensori dello Stato islamico, Lorenzo Orsetti è un nemico mortale della religione di Maometto e, secondo i criteri della sinistra italiana ed internazionale, dovrebbe rientrare nella categoria degli islamofobi, cioè di quelli che rifiutano il dialogo, negano i ponti e lo fanno con tanta convinzione da cercare di eliminare con le armi più islamisti possibile. Secondo i partigiani italiani e la sinistra nostrana, invece, l’islamofobo Orsetti non è un nemico dell’Islam ma solo della sua parte più estremista e va considerato come un eroico erede della tradizione che parte dalle brigate internazionali che in Spagna combatterono contro il franchismo ed il nazifascismo, passa per la Resistenza ed arriva fino ai giorni nostri con chi va in Siria ad impugnare le armi dalla parte della giustizia e della libertà.
Ma nel conflitto siriano dove si trovano la giustizia e la libertà? Dalla parte dei curdi, che sono islamici ma nazionalisti e difensori strenui della propria identità etnica tanto da dover essere considerati dei sovranisti? Dalla parte di Assad, che per restare al potere ha contribuito ad un conflitto che ha provocato un milione di morti, alcuni milioni di profughi e la distruzione totale del proprio Paese? Oppure la libertà e la giustizia sono dalla parte di Putin, che ha approfittato del vuoto lasciato dagli occidentali per assicurarsi presenza e basi navali nel Mediterraneo tanto sognate dagli Zar dei secoli passati? O, viceversa, dalla parte degli Stati Uniti, della Francia e della Gran Bretagna che hanno avviato la guerra contro Assad con la stessa irresponsabilità e con l’identica arroganza di stampo colonialista usata nei confronti della Libia di Gheddafi?
Nessuno conosce bene le motivazioni che hanno spinto Lorenzo Orsetti ad andare a combattere in Siria dalla parte dei curdi. Qualunque esse siano vanno rispettate perché chi perde la vita per le proprie idee ha diritto ad ogni considerazione. Ma il rispetto non può trasformarsi in celebrazione di un modello eroico dalle motivazioni tanto personali quanto apparentemente contraddittorie. Purtroppo grande è la confusione sotto il cielo. E la situazione non è eccellente ma pessima!