La doppia scissione del Movimento Cinque Stelle | Arturo Diaconale

21 Novembre 2019
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Fino alla settimana scorsa sul Movimento Cinque Stelle gravava il rischio di una scissione o di una progressiva frantumazione dei suoi gruppi parlamentari. Adesso le discussioni e le polemiche sulla opportunità o meno di presentare le liste del movimento alle elezioni regionali in Emilia-Romagna, in Calabria e nelle regioni dove si voterà alla fine della prossima primavera, il pericolo è cambiato. O meglio, a quello preesistente di scissione verticale si è aggiunto il rischio sempre più concreto ed incombente di una scissione orizzontale, cioè di una spaccatura tra il vertice e la base grillina, tra il gruppo dirigente nazionale e quelli locali, tra i gruppi parlamentari di Camera e Senato ed i quadri regionali che vorrebbero inserirsi nelle istituzioni locali ma che, con la mancata presentazione delle liste, sarebbero condannati alla esclusione non solo dai consigli regionali ma, anche e soprattutto, dalla dialettica politica dei propri territori.

Fino ad ora è sembrato che il problema principale del M5S fosse quello della scissione verticale, della frantumazione del gruppo dirigente nazionale e della leadership di Luigi Di Maio sempre più discussa e contestata all’interno del massimo vertice del movimento. Ma ora l’ombra di possibili scissioni orizzontali, con i gruppi locali decisi a presentare le liste contro l’indicazione in favore della rinuncia per assicurare la desistenza al Pd e continuare a mantenere in piedi l’attuale governo giallorosso, diventa il pericolo maggiore per il movimento grillino segnato da un vertice diviso che è, a sua volta, separato da una frattura invalicabile con la propria base.

Questa separazione è il segno inequivocabile della crisi del Movimento Cinque Stelle. Gli esponenti che hanno avuto la fortuna di cogliere il vento favorevole alle ultime elezioni politiche ed hanno conquistato un seggio alla Camera ed al Senato, hanno come unica preoccupazione quella di conservare la loro conquista il più a lungo possibile evitando qualsiasi comportamento possa mettere in crisi l’alleanza con il Pd, provocare la crisi di governo e spalancare il baratro di elezioni anticipate destinate a rimandarli in gran parte a casa. Da parte loro i grillini locali, pur consapevoli che presentare liste alle regionali li condannerebbe a rappresentanze estremamente esigue, non hanno alcuna intenzione di scomparire dalle scene politiche dei propri territori per consentire ai fortunati del vertice nazionale di conservare i propri privilegi.

Il finale della storia è già scritto. I privilegiati si aggrapperanno allo spasimo ai loro privilegi e gli aspiranti privilegiati locali cercheranno di presentare le liste per ottenere anche loro un pezzettino di posto al sole. Il declino del M5S è segnato!