Il Global Compact sui migranti preparato dall’Onu è un documento in cui vengono fissate linee guida sulla gestione dei flussi migratori ispirate a quella cultura politicamente corretta che domina incontrastata il Palazzo di Vetro e che è il frutto dell’intreccio tra l’obamismo dei democratici americani ed il revanscismo dei Paesi del cosiddetto Terzo Mondo nei confronti dell’Occidente. Sul piano pratico il Global Compact è un breviario di buoni proposti e frasi fatte che non troveranno mai una applicazione concreta da parte di uno qualsiasi dei Paesi interessati alla gestione dei flussi migratori. Ma sul piano politico questo coacervo di sciocchezze in libertà, oltre a denunciare l’ormai conclamato fallimento delle Nazioni Unite, può diventare l’interessante terreno di coltura di un singolare esperimento sui possibili equilibri futuri della politica italiana.
L’idea di Matteo Salvini di rimettere al Parlamento la decisione ultima sulla approvazione o meno del documento dell’Onu è motivata dalla volontà di evitare un ennesimo motivo di scontro tra Lega e Movimento Cinque Stelle. Non a caso il Premier Giuseppe Conte, che a differenza del leader leghista si è dichiarato favorevole all’approvazione, si è affrettato a cogliere al balzo la proposta del rinvio per spostare il più lontano possibile il momento in cui leghisti e grillini non potranno non dividersi.
Ma nello scaricare sulle Camere il compito di approvare o bocciare la pappa lessa dell’Onu, Salvini e Conte non hanno calcolato che la circostanza diventerà l’occasione per verificare se esistono equilibri parlamentari alternativi a quelli attuali. Qualcuno ipotizza che al momento del voto parlamentare sul Global Compact le opposizioni si affiancheranno in blocco al Movimento Cinque Stelle per rendere palese l’isolamento della Lega anche sul tema dell’immigrazione. Ma dare per scontato che tutto il Partito Democratico e tutta Forza Italia, oltre che alla sinistra di Pietro Grasso e Laura Boldrini, si schiereranno con il M5S per isolare Salvini e dimostrare che in caso di crisi di governo esiste una maggioranza alternativa a quella attuale, è sicuramente un azzardo.
Più probabile, al contrario, è che il Global Compact diventi il momento in cui fare la prova generale da un lato di una eventuale alleanza M5S-Pd e sinistre varie e dall’altro del ricompattamento del tradizionale centrodestra allargato a chi teme il rischio di un inedito fronte popolare a guida Di Maio-Di Battista.
La conclusione, dunque, è semplice. Salvini, Conte e Di Maio avrebbero fatto meglio a litigare subito per una sciocchezza piuttosto che rinviare e trovarsi di fronte alla prospettiva di uno scontro sul modello di bipolarismo futuro.