Secondo l’ex Procuratore di Palermo, Roberto Scarpinato, la verità ufficiale sulle stragi mafiose, da quella di Capaci a quella di via D’Amelio, non regge. Il ché è sicuramente vero, così come la stragrande maggioranza delle versioni ufficiali certificate da sentenze giudiziarie riguardanti le stragi degli anni Settanta e Ottanta, fa acqua da tutte le parti. Ma alla verità ufficiale non si riesce a contrapporre alcuna verità alternativa. Sono decenni che procuratori, giudici, politici ed intellettuali ripetono la famosa affermazione di Pierpaolo Pasolini, “io so, ma non ho le prove”. E sono sempre decenni che questa verità alternativa di chi dice di sapere non si manifesta e non si concretizza.
Al posto di dati di fatti, di prove, di risultanze inoppugnabili, si continua ad alimentare un polverone di sospetti, di accuse prive di qualsiasi supporto, di fantasie azzardate e più o meno morbose, che non solo non contribuisce a favorire l’accertamento della verità ma che crea una coltre di fumo intossicante destinato a gettare indiscriminatamente un discredito devastante sulle istituzioni democratiche e ad impedire una effettiva ricerca della verità.
Dalle stragi avvenute nella Prima Repubblica sono passati alcuni decenni. Gran parte dei personaggi dell’epoca sono scomparsi ed in via di estinzione. Ma, soprattutto, le condizioni politiche di quell’epoca sono completamente mutate. Non c’è alcun doppio Stato da denunciare o da difendere. C’è solo da compiere una ricerca seria, più storica che giuridica, per arrivare ad una verità che una volta svelata non danneggerebbe nessuno. Tranne, forse, quelli che sull’“io so, ma non ho le prove” hanno costruito le loro carriere e le loro fortune politiche.