L’ingerenza di Papa Francesco | Arturo Diaconale

20 Dicembre 2019
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Secondo Papa Francesco fermare le navi Ong non risolve il problema dell’immigrazione. Con tutto il rispetto che si deve al Vicario di Cristo va rilevato che la sua è la classica scoperta dell’acqua calda. Nessuno si è mai sognato di immaginare che per dare una soluzione alla questione dell’emigrazione dall’Africa e dal Medio Oriente all’Europa si debba procedere ad una impossibile blindatura dei porti e delle coste della penisola. Il blocco delle navi Ong e la chiusura dei porti sono state misure contingenti e parziali rivolte a porre l’Europa di fronte alla ferma intenzione dell’Italia di non continuare ad essere un paese-cuscinetto dove fermare e ghettizzare i migranti diretti nelle aree settentrionali del Continente.

Il Pontefice, che non è affatto uno sprovveduto, conosce perfettamente questa realtà. La sua sortita sull’argomento, però, non costituisce la logica continuazione del discorso sull’accoglienza e sull’immigrazione che è diventato il tratto caratteristico dell’attuale papato. Perché è avvenuta in un momento particolare della vita pubblica italiana. Quello in cui l’ex ministro dell’Interno ed attuale leader dell’opposizione del centro destra Matteo Salvini ha subito la richiesta del Tribunale dei Ministri di Catania di essere portato a processo per aver ritardato lo sbarco dei migranti presenti sulla nave Gregoretti. Si è trattato di una concomitanza fortuita o di un intervento rivolto a rendere noto al Parlamento italiano, a cui spetta il compito di decidere se mandare o meno a processo Salvini, che la Santa Sede considera il blocco delle navi un male ed il processo al capo della Lega un bene?

Applicando la regola dei vecchi gesuiti i quali affermavano che il sospetto è l’anticamera della verità, si deve necessariamente concludere che con la sua presa di posizione Papa Francesco non ha espresso un pensiero ispirato alla misericordia ma ha compiuto un atto di chiara e precisa rilevanza politica. Un atto teso a far sapere ai parlamentari italiani che il Vaticano è favorevole al processo a Salvini. Cioè un atto che costituisce una indebita ed inaccettabile ingerenza nelle vicende politiche italiane e che, in nome della laicità dello stato, dovrebbe spingere parlamentari e cittadini non confessionali ad invitare il Papa gesuita a stare al posto suo!